venerdì 22 agosto 2014

Conversazioni surreali

Qualche giorno fa in una pizzeria vicino casa di Vicio.

Noi, vicini al bancone del pizzaiolo in attesa delle nostre pizze, un ragazzino, di età compresa fra gli 11 e i 13 anni (non chiaramente definibili a causa del suo fisico cicciottino che potrebbe essere stato di un ragazzino piccolo ma molto sviluppato e cicciotto oppure di un ragazzino più grande mediamente sviluppato e cicciotto. Mi rendo conto che la cicciosità del bambino non è rilevante ai fini della storia, ma resta di fatto uno degli elementi che rendeva l'età del bambino poco definibile) si avvicina al banco per chiedere un panpizza.
Ragazzino "mi fa un pizza-pane?"
Pizzaiolo "un panpizza?"
Al che il ragazzino si apposta anche lui in attesa del suo panpizza e comincia a giocherellare tronfio col suo gigantesco smartphone nuovo di zecca.
Ragazzino "Perciò, oggi sono andato al... là... a Forum"
Io penso subito "ma sta parlando con noi? Il pizzaiolo in effetti è abbastanza lontano e non c'è nessun altro nel raggio di 10 metri. Forse conosce Vicio e per transitività ritiene normale conversare con me? E poi esattamente cosa intende con 'andato afforum'? E' andato al centro commerciale? Oppure ha partecipato come ospite al programma televisivo e ha conosciuto Rita Dalla Chiesa? Chissà se poi lui sappia chi è Rita Dalla Chiesa! Intendo che un conto è averla vista qualche volta in TV, un conto è sapere che era moglie di Fabrizio Frizzi". Comunque, il ragazzino continua a giocare e guardarci.
Noi "..."
Ragazzino "nooo al Forum... l'altro! Quello che c'è a Carini!"
Noi "al Poseidon"
Ragazzino "esatto, al Poseidon".
Ok, quindi sta parlando esattamente con noi, interagisce. Lo conosciamo?
Ragazzino "... e sono entrato in uno di questi negozi di telefonini... questi qui... la Tre, no?"
Noi "eh"
Ragazzino "e vendevano questo telefono di qua, così! Costava 149 euro"
Io "ah, buono!".
Commentando senza conoscere nè la marca nè il modello del telefono che ci mostrava, ma A. 149 euro mi sembrava un prezzo ragionevole per un prodotto tecnologico con un così grande display B. non mi veniva in mente nessun'altra osservazione pertinente.
Ragazzino "poi sono andato in un altro negozio, quello che vende cellulari... sempre lì al Poseidon e lo vendevano 99 euro! Novantanove euro!"
Noi "mii differenza!"
Osservazione questa volta pertinente.
Io "quindi l'hai preso lì?!? Hai fatto bene"
O quanto meno, spero l'abbia preso lì, avrebbe avuto senso.
Ragazzino "lo stesso telefono, preciso! Questo!"
Io "ma sei sicuro che era uguale? Certe volte cambia il modello, cambia..."
Mi chiedo perché mi ostini sempre ad intavolare conversazioni con sconosciuti.
Ragazzino "uguale! Questo, preciso, stessa forma, stessa cover! Stessa scritta coi brillantini, preciso!"
Ora, capisco il prezzo ma, cari genitori, perché mai un ragazzino di 11/13 anni con fisico cicciotto dovrebbe andare in giro con un cellulare con cover rosa fuxia e scritta di brillantini?
Ragazzino "va bene, ciao"
Noi "ciao"
Io "Vì, ma lo conoscevi?"
Vicio "mai visto".

     ***

Oggi mentre facevamo colazione.

Mio padre "li hai visti ieri sera i campionati di nuoto?"
Io "no, perchè?"
Mio padre "non l'hai visto quello che ha fatto Federica Pellegrini?"
Io "no, che ha combinato?"
Mio padre "nuotava la 200 metri (o roba simile che non ho memorizzato n.d.r.) ed era sempre seconda. Gli ultimi 10 metri era ancora seconda ma le sue braccia erano all'altezza dei piedi della prima, il cronista lo definiva 'le guarda le caviglie' perchè era proprio all'altezza dei piedi della prima..."
Io sbalordita "l'ha tirata per i piedi???"
Mio padre "no! Negli ultimi 10 metri ha cominciato a nuotare più velocemente ed è arrivata prima!!!"
Io un poco delusa "ah"
Mio padre "incredibile! Una forza incredibile, ha dato due bracciate ed ha vinto!... Vedi cosa fa mangiare Pavesini?"
Io "per questo li hai comprati?"
Mio padre "certo! Voglio imparare a nuotare veloce! Prima voglio imparare a nuotare, e poi a nuotare veloce"
E poi mi chiedo perché sono così e da chi ho preso...

lunedì 11 agosto 2014

Dei silenzi costruttivo/positivi di Vicio

Se c'è una cosa bella dell'essere in ferie è la possibilità di passare la giornata come ti pare invece che chiusa dentro 4 mura, seduta davanti ad una scrivania che ha l'unico e precipuo scopo di farti depositare altra cellulite sui fianchi e fare aumentare minacciosamente il numero dei capelli bianchi che cominciano a comparire sulla tua testa. Tua generico.
La testa di qualcuno, intendo.
Non la mia, no. La mia non diventa bianca. E nemmeno la cellulite, non sui miei fianchi, no.
Il bello di essere in ferie è, dicevo, essere in ferie.
Oggi, primo giorno di ferie mio, giorno pseudo lavorativo di Vicio, decidiamo di trascorrerlo comprando alcuni accessori del fai-da-te per modificare l'armadio della mia stanza (leggi: per far modificare a Vicio l'armadio della mia stanza).
Programma teorico della giornata: svuotare l'armadio, prepararmi, essere pronta per l'arrivo di Vicio alle 16:30, successiva tappa da Legno Market, acquisto maniglie e cerniere nuove per armadio e (parte inserita da me in itinere) acquisto gelato in gelateria in centro.
L'effettivo svolgimento del programma ha visto Vicio arrivare a casa mia alle 17:00 mentre io ancora finivo di svuotare l'armadio, io che vado a prepararmi successivamente, Vicio che, nell'attesa, gioca un pochino con la cuginetta di 1 anno.

Finita la doccia, infatti, la scena che si presenta ai miei occhi è la seguente:

cuginetta vestita del solo pannolino, scalza, fuori casa, Vicio con un tubo da giardino in mano, che annaffiava i piedini della bambina per rinfrescarla o, forse, per pulirle i piedi scalzi, mia sorella che teneva la bambina per farle bere l'acqua direttamente dal tubo, Vicio che riempiva una bacinella con acqua ad uso gavettone, la bambina che entrava nella bacinella e ci si sedeva dentro (il peso del pannolino, dopo questa azione, ha raggiunto valori mai immaginati da mente umana, roba che la Lines E', dopo aver assistito, ha immediatamente dichiarato fallimento. Il signor Pampers, dopo un primo momento di choc, ha colto la palla al balzo per effettuare studi clinici direttamente sul culetto di mia cugina ed analizzare la capacità di tenuta delle strisce adesive laterali. Ho motivo di presumere che mia cugina diventerà il nuovo volto della Pampers), la bambina che provava a bere l'acqua con le mani direttamente dalla bacinella, la mamma della bambina che tirava gavettoni a Vicio, Vicio che si riappropriava del tubo per innaffiare tutto il parentado, mia madre che, in un movimento fulmineo, toglieva le tende nuove messe ad asciugare, la mamma della bambina che, in assenza di altre armi, lanciava bicchieri d'acqua a Vicio, Vicio che saltava nell'acqua per schizzare tutti, io che tenevo al riparo telefoni e portafogli del bambino (Vicio).

Per cui, dopo avere debitamente ripreso queste scene, aver asciugato la bambina e avere asciugato il bambino (Vicio), ci incamminiamo alla volta di Legno Market.
Legno Market chiaramente chiuso per ferie.
La cosa brutta delle ferie è che, proprio quando finalmente hai del tempo per fare quelle cose che ti eri ripromesso di fare già dal settembre precedente, anche il resto della città è in ferie.
La cosa bella delle ferie è che però hai talmente tanto tempo libero che trovi sempre qualcosa di utile da fare, e c'è sempre qualcosa che non avevi mai il tempo di fare che, improvvisamente, diventa la nuova prioritaria necessità.
Proprio per questo, qualche minuto dopo, ci ritroviamo, io e Vicio, da Leory Merlin a cercare del legno per costruire una finta parete lavanderia.
Non importa se poi la ricerca della finta parete lavanderia si è trasformata nell'acquisto di un ventilatore, dei cuscini extra, un tavolino e due sedie.
La scena:
Vicio "Eli... arredo da giardino, vediamo se c'è qualcosa di interessante!"
Elisa "Vì, guarda questo tavolino, non è carino?"
Vicio "sì... è carino. A te piace?"
Elisa "sì, mi piace, soprattutto il colore.... che dici ci sta bene da noi?"
Vicio "..."
Elisa "cioè... mi sembra un colore insolito, non so è carino, ma se a te non piace... che dici?"
Vicio "..."
Elisa "non lo so, è carino però bu, forse è caro? Che ne pensi? Il colore è bello, è particolare..."
Vicio "...."
Elisa "non so, forse non ti piace? La misura sembra buona ma se a te non piace... ti sembra piccolo? Magari troviamo qualcos'altro, certo, il colore è particolare, per questo mi piace, non saprei... Vì... che pensi?"
Vicio "penso a come farlo entrare in macchina".

domenica 8 giugno 2014

Di come spendere seicentoquaranta euro

Oggi ho imparato che quello che diceva Paolo Migone a proposito delle pulizie di sua moglie non era del tutto sbagliato.
Intendo, quando rideva di sua moglie che, nel prepararsi per andare a letto, faceva una capatina in bagno per depilarsi al volo e già che c'era dava pure una pulita in bagno, disinfettando le tubature del gabinetto e spolverando le piastrelle una per una, staccandole, per pulire anche dietro, ecco. Questo intendo.
Ho sempre riso di questa battuta pensando alla moglie che puliva anche dietro le piastrelle. Ho anche sempre seriamente temuto che, ascoltandola, a mia madre venisse l'ispirazione per farlo anche lei.
Ed ecco, oggi, mentre aiutavo mia madre a pulire delle piastrelle in cucina (leggi io in piedi sulla scala attaccata al tetto della cucina, lei a porgermi soprammobili e strofinacci), proprio nella zona dove qualche giorno fà (leggi settimana [leggi un paio di mesi]) si sono staccate 2 piastrelle lasciando a vista il calcinaccio che le teneva incollate a muro, ebbene oggi, quel calcinaccio era impolverato.
Ho pensato "torto non ne aveva la signora Migone a staccarle e pulire anche dietro!".

E dopo questa riflessione da perfetta casalinga disperata, penso di essere definitivamente pronta a sposarmi ed entrare a far parte del fantastico e rocambolesco mondo degli adulti.
Il mio fisico, in effetti, stava provando a comunicarmelo già da anni! Ci provava e devo dire che riusciva anche.
Che non ho più l'età per certe cose, per esempio, avrei dovuto intuirlo già da tempo.
Che stare appollaiata su una scala a 1,50 metri d'altezza saltellando sui mobili della cucina non sia una cosa che mi riesca più con quella stessa agilità di qualche anno fa' è indicativo, per esempio.
E' indicativo anche il fatto che, dopo un giorno trascorso a verniciare mobili e l'indomani talmente fisicamente provata da non riuscire a scendere i 4 famosi gradini della scala su cui ero appollaiata, forse la palestra non l'avrei dovuta abbandonare così precocemente.
Lei, la palestra intendo, ci prova a ricontattarmi. Mi richiama e mi cerca. Con mille scuse, anche subdole alcune.
E' vero, giuro.
Mi telefonano per dirmi che è da un'infinità di tempo che non mi faccio vedere ai corsi, che vogliono sapere se è tutto ok e se mi va di passare, un giorno, giusto per parlare o fare qualche nuova attività. Un'altra volta mi telefonano per dirmi che c'è una nuova addetta alla reception, Valentina. Mi chiedono di fissare un appuntamento con Valentina, in modo da conoscerci e cominciare questa nuova avventura insieme.
Mi chiamano spesso, ultimamente, a volte anche con motivazioni che sanno tanto di pretesto per dire altro, non so. Come se sotto sotto, in fondo, avrebbero ben altro da dirmi.
Le telefonate si concludono sempre con un causale e buttato lì "ah, a proposito, già che ci stiamo sentendo, ti volevamo ricordare che dovresti saldare l'ultima rata dell'abbonamento annuale".
Che cari. Mi vogliono così tanto bene che mi chiamano spesso per dirmi che non ci vediamo da tanto.
In effetti per loro sono il prototipo del migliore cliente: un'iscritta che paga ma che non si fa vedere, che quindi non sporca nemmeno gli spogliatoi! Per loro sono una gallina dalle uova d'oro. Per me, i 320 euro peggio spesi della mia vita.
Con 2 anni di iscrizione ci avrei potuto comprare un paio di Rockstud di Valentino, rosa fuxia, bellissime, con le borchie dorate e color cipria... tanto la ciccia è sempre tutta lì, ma almeno l'avrei fatta camminare su un paio di bellissime scarpe Valentino!

mercoledì 7 maggio 2014

PICCOLO GRANDE Accessorio

E' sempre la stessa storia, quando sto leggendo un libro non riesco a scrivere, non lo so perché.
E' come se, travolta dal flusso di pensieri dello scrittore, non riuscissi a formularne di miei, salvo poi snocciolare mentalmente un'infinità di argomenti altamente interessanti ed arguti, oltre che divertenti, sotto la doccia o a letto prima di addormentarmi.
E quindi, come sempre, mi ritrovo a non ricordare quello che avevo da dire, e non raccontare degli ultimi acquisti fatti, delle solite telefonate dalla receptionist della palestra per appurare se per caso sono ancora viva e vegeta (e già che ci sono, se per caso posso passare un giorno di questi dalla palestra per saldare il conto dell'iscrizione annuale), e non descrivere la via crucis subita per l'acquisto dei pomelli e nemmeno del mega affare del secolo nel negozietto dell'usato.
Ma procediamo con ordine.
Succede che qualche mese fa, navigando navigando, mi ritrovo in un sito di una famosa catena di negozi spagnola, nella sezione di e-commerce per la casa. Navigando navigando all'interno del sito, mi ritrovo in una sezione, inizialmente snobbata per ovvi motivi che subito intuirete, intitolata "Pomelli e Nappe".
Ora, il fatto che fra le aree "Soggiorno", "Tessili per la Cucina", "Bagno", ecc, ci sia un'area appositamente dedicata ai pomelli e alle nappe non mi è immediatamente sembrata un'idea geniale. Chi vuoi che si preoccupi di comprare una nappina piuttosto che una tovaglia da tavola o un mobile per il soggiorno?
Per chi non lo sapesse, invece, esiste un mondo intero fatto di pomelli a forma di animali della savana o con piccole pietre incastonate o anche a forma di aeroplani e dischi volanti. Non solo, esiste anche una scelta infinita di nappe etniche, classiche, colorate, con lustrini, unica tinta, con le conchigliette, con i fiori, in juta, in seta e così via. Un mondo infinitamente interessante, devo ammettere.
Se non ci credete, vi sfido a controllare sul sito e tornare qui senza aver inserito nel carrello almeno un paio di nappine con le conchiglie e qualche confezione di pomelli a forma di corna di cervo!
Io e Vicio, per la precisione, ci siamo immediatamente innamorati di un modello di pomelli a righe colorate, molto alla moda, da abbinare a tutte le nuances di mobili, un articolo che potremmo definire continuativo, un affare insomma!

Fato vuole che nell'indecisione se comprare on-line o direttamente al negozio "i pomelli più belli che abbiate mai visto" (cit.), incuranti che il suddetto negozio fosse ad almeno 200 km di distanza dalla nostra città, succede che proprio nei giorni della fatidica decisione l'azienda spagnola decide di eliminare, dal sito di e-commerce, i-pomelli-più-belli-che-abbiate-mai-visto. Unica soluzione, allora, tentare il tutto per tutto con un rocambolesco acquisto nel negozio distante i suddetti 200 km.
Fato vuole che La Cognata, residente giustappunto nella suddetta città distante i suddetti 200 km, viene trasferita, in quei giorni, dall'altra parte del mondo (Genova) lontana dal suddetto negozio spagnolo di pomelli.
Fato vuole che a seguito delle mie imprecazioni su Facebook, un'amica residente da un'altra parte del mondo (Milano) si offre volontariamente di cercare i suddetti pomelli nel negozio milanese.
Fato vuole che ne' a Milano, ne' in provincia di Milano, ne' nel circondario di Milano, centri commerciali compresi, esiste traccia dei suddetti pomelli-più-belli-che-abbiate-mai-visto, solamente 4 confezioni (su 9 che me ne servivano) risultano pervenute, in una ridente cittadina della zona.
Le cose sono 2: o questi pomelli sono talmente belli da andare a ruba, o fanno talmente schifo da essere stati cancellati dalla faccia dello shopping. Ogni volta che l'assortimento del prodotto che mi piace finisce mi chiedo se sia un buono o un cattivo segno, come quando in un negozio veramente brutto trovi un assortimento infinito di qualcosa di carino ad un prezzo super scontato, che tu la compri perché il fatto stesso che ci sia ancora un così vasto assortimento dimostra che é ovvio che si tratti di un affare.
In ogni caso, profetiche furono, a quel punto, le parole della commessa "di tanto in tanto ricontrollate sul sito, chissà, magari un giorno li riproporranno...".
E così, una settimana dopo, eccomi in attesa di ricevere l'ordine dei pomelli ripristinati sull'e-commerce.

Un'altra volta racconterò anche dell'acquisto dello specchio con toeletta (attenzione: prima lo specchio e dopo, solo dopo, la toeletta) ad un prezzo talmente affare che se lo sapesse il mio capo non solo sarebbe orgoglioso di me per il resto della mia carriera lavorativa, ma erigerebbe una statua in mio onore all'ingresso dell'azienda.

lunedì 31 marzo 2014

La giustificazione la porto io

Nell'immensa quantità di cose da decidere per organizzare un matrimonio, sicuramente quella a cui non avevo pensato, o meglio, quella a cui avevo dato un peso inferiore al resto delle decisioni da prendere, o meglio ancora, quella che avevo sopravvalutato pensando che, fra tutte, fosse la decisione più semplice, quella, proprio quella, si è rivelata la decisione più complicata, costosa, difficile e seria da prendere: la scelta del menù.
Perché (è ora che anche tu lo sappia) non basta scegliere il Catering. Non basta fare un giretto e valutare chi presenta i piatti in modo più carino, chi fa le composizioni di cibo meno baggiane della città, chi propone un'ampia gamma di tovagliati, coprisedie, posate, candelabri, centrotavola, portabottiglie, copripietanza, sottopiatti, runner, frizzi, lazzi e merletti. No. Il catering deve anche cucinare i piatti che tu gli chiedi di cucinare.
Tu pensi "facile, né io né il mio fidanzato mangiamo pesce, quindi niente pesce. Fatto".
Invece no, viene fuori che lo zio mangia solo pesce, il cugino considera un buon matrimonio quello dove, come minimo, fuori dalla Chiesa al posto del riso viene tirato il caviale, la zia se non le presenti un'astice intera non viene nemmeno al banchetto, l'amico non ama la volgarissima carne che avevi in mente, quindi niente, tutta questa serie di impercettibili segnali subliminali ti fanno intuire che forse del pesce, nel menù, ci deve stare.
Allora tu, ingenuo-fanciullo-che-pensi-ancora-che-decidere-il-menù-sia-semplice, pensi "facile, facciamo un menù misto con una portata per tipo, un primo di carne e uno di pesce, un secondo di carne e uno di pesce".
No.
Bocciata questa soluzione proponi: gli sposi mangiano un menù, il resto degli ospiti un altro.
No.
Allora: gli sposi si portano il pranzo a sacco, consistente in un pacco di Fonzies e una Cocacola, tutti gli altri acciughe e prosecco.
No.
Gli sposi di tanto in tanto si alzano fingendo di salutare gli invitati e in uno scatto fulmineo si spazzolano un menù Baby dal tavolo dei bambini, consistente in pasta al forno e cotoletta.
No.
Gli sposi si tappano il naso e mangiano pesce.
Sì.
Questa, nostro malgrado, la soluzione alla quale siamo giunti sabato, dopo la visita al primo Catering della lista.
La scena su per giù questa:
Signorina: "questo è un secondo di astice ricoperto in crosta di zucchine con crema di pesto di basilico e pomodorini del Bengala"
Vicio: "mh" (leggasi "mh" come il verso che si fa quando di acconsente in silenzio)
Elisa: "mh"
Signorina: "oppure questo, che è un taglio di cernia su letto di yogurt con virgola di crema di funghi"
Vicio: "mh"
Elisa: "mh"
Signorina: "questo qui è invece una corona di spada ripiena di aragosta con soffio di caviale rosso e spruzzata di essenza di basilico di Brunei"
Vicio "mh"
Elisa "mmm, forse dovremmo fare delle espressioni più colorite di apprezzamento ma, vedi, noi non mangiamo pesce. Non ho idea se quello che ci stai mostrando sia appetitoso o meno"
Signorina "Ok, per gli assaggi potete portare i vostri genitori".
Ecco, ora che so di potere portare la giustificazione all'interrogazione di Assaggio Menù, mi sento proprio pronta per fare il grande passo nel mondo degli adulti.


lunedì 3 marzo 2014

Non di magrirò mai ma in compenso investirò nel sicurissimo business del mattone.

Nella mia palestra (non mia di proprietà, mia nel senso che io contribuisco ad incrementare la proprietà dei proprietari visto l'esorbitante canone annuale che mi fanno pagare; potremmo praticamente dire che un pezzettino di muro, quello con lo specchio sbilenco per esempio, sia mio; in estrema sintensi, quindi, quando dico "mia palestra" intendo proprio mia-mia) funziona più o meno così: nei giorni antecedenti le feste principali, nei giorni cioè in cui sai che stai andando incontro ad imminente abbuffata, o nei giorni in cui sai che stai andando incontro ad imminente prova costume, o nei giorni in cui sai che stai andando in contro ad imminente abbuffata in costume, ecco, proprio in quei giorni, loro ti riempono la palestra di dolcini, pasticcini, assaggini, mignon e spuntini. Il tutto abbondantemente irrorato da fiumi di bibite gassate e supercaloriche.
A Natale, per esempio, c'è il brindisi col pandoro-con-Nutella (che il pandoro semplice non è abbastanza ingrassante). A Pasqua uova di cioccolato e Cocacola. A San Valentino aperitivo di salamini e mortadelline (chissà perché poi...). Oggi, che si festeggiava il Carnevale, tavolata con con chiacchiere e patatine.
Le chiacchiere, per chi non le conoscesse, sono un insulso e banale impasto di farina fritta interamente cosparso di zucchero a velo.
Praticamente da sole non hanno un sapore definito a parte il sapore di fritto. Impanate nello zucchero a velo assumono invece quel particolare sapore di pezzo di farina fritta cosparsa di zucchero a velo.
La ricetta è più o meno questa: impastate la farina, non importa con cosa, tanto dovrete friggerla, deve solo sapere di fritto. Stendetela, tagliatela a listarelle, friggetela a caso, tipo come fareste con una pentola piena di lasagne, e cospargetele di zucchero a velo. Lo zucchero a velo deve essere tanto, deve essere talmente tanto che quando addenterete la prima chiacchiera, il vostro vestiario, dal collo in giù, dovrà riempirsi completamente di polvere di zucchero, persino le scarpe. Dovrete diventare un tutt'uno con lo zucchero, come se vi foste tuffati in una piscina di terriccio o foste strafatti di cocaina al punto da fare collassare un cane poliziotto a 7 chilometri di distanza.
Le chiacchiere non hanno, di fatto, un sapore deciso, no. Hanno quel tipico sapore delicato, quel sapore piacevole ma scialbo che solo le chiacchiere hanno. Hanno quel tipico sapore di quelle "cose" che, dopo che ne mangi una, ti viene subito voglia di mangiarne un'altra perché la prima, da sola, non è riuscita a soddisfarti completamente; la prima, da sola, non aveva quel gusto deciso e forte che ti appaga già a primo boccone.
E allora ne mangi un'altra.
E un'altra
E un'altra.
E un'altra.
Alla fine ne mangi così tante che ti sazi, ma resti comunque insoddisfatta. E come se non bastasse mangi pure altra roba, e tutta quella fatica fatta in palestra non è servita a niente.
Alla fine ti sei riempito di chiacchiere, di dolcetti da pasticcerie, di merendine e, se il frigo è stato particolarmente generoso, anche dei resti della cena del giorno prima.
Comincio a sospettare che lo facciano apposta in palestra, che lo facciano per garantirsi altre mensilità, ti fanno mangiare qualcosa di scialbo per instradarti verso la via della perdizione, per indurti a spazzolare ogni traccia di cibo nel raggio di un chilometro e a quel punto zac!, ti inducono a tornare in palestra, a sudare e faticare, psicologicamente ti spingono ad iscriverti anche per le prossime 5 annualità, tu pensi che siano stati così carini da offrirti un dolcetto e invece loro ti hanno convinto a pagare anche l'altra parete, quella con i pesetti e i nastri elastici.

domenica 9 febbraio 2014

Quando un cucciolo di divano decide di stare con te, non puoi tirarti indietro

Per dovere di cronaca lo devo dire, senza aggiungere altri fronzoli, senza girarci intorno come già sto facendo, direttamente e velocemente, esattamente come abbiamo deciso di farlo, istintivamente e senza nessuna certezza, senza informarci sulla cronologia di cuore utilizzata, senza conoscerne l'interno, senza conoscere addirittura la marca, così, all'improvviso, dopo aver girato per mari e per monti dal nostrano allo straniero, alla fine l'abbiamo fatto: abbiamo comprato i divani.
I.
Esatto.
Alla fine sono due, perché i divani sono come i gatti, nulla arriva per caso.
Un mio amico ha un gatto. Che "abbia" un gatto è una definizione generica per lui che di definizioni ci campa.
Più correttamente potrei dire che un gatto ha un mio amico; è andata così: il gatto un giorno è arrivato nel giardino di casa del mio amico e ha deciso. Da quel momento ha deciso che quella era casa sua, non come i gatti randagi, che si avvicinano a casa tua quando una sera stai facendo del pesce sul barbecue, no. Lui ha deciso e non si è schiodato, malgrado avessimo cercato più volte di cacciarlo. Io principalmente, ogni volta che entrava in casa lo cacciavo e lo inseguivo fino a quando il gatto si ritrovava fuori dalla porta e io chiudevo velocemente la porta per lasciarlo fuori. A quel punto di solito lui cominciava a miagolare e raschiare con le sue piccole e fastidiose zampine sulla porta, per rientrare, come se quella fosse casa sua e noi gli estranei.
Ora il gatto vive lì, il mio amico anche, il gatto glielo permette.
Con i divani è stata un po' la stessa cosa: noi eravamo in quel negozio per un altro motivo, stavamo cercando un letto visto in internet. Siccome avevo notato che in quel negozio le cose costavano esattamente il 50% in meno del prezzo dei normali negozi, allora abbiamo cominciato a girare per tutti i piani del negozio.
E, ad ogni piano, io partivo con la mia preghierina "dai letto, essici, essici al 50%, noi ti vogliamo!", ma niente letto, niente affare del secolo, fino a che... due divani decidono di venire con noi. Erano lì e ci guardavano, noi li abbiamo adocchiati subito, ma dato che quello non era un negozio di divani, abbiamo volutamente evitato. E loro erano lì e ci guardavano, potrei giurare che il piccolino ci ha persino fatto l'occhiolino.
E noi li guardavamo, e loro ci guardavano. Noi li abbiamo provati e loro si lasciavano provare. Vicio ha persino provato a farci un sonnellino sopra. Riuscendoci per altro!
A parte gli scherzi (non russava, quindi non stava veramente dormendo), dopo aver provato la comodità delle sedute, avere più volte saltellato sulle sedute, chiaramente per valutare lo stato interno del divano, dopo esserci seduti sui braccioli, perché può sempre capitare che ti ci debba sedere, un giorno, metti che avrai molti ospiti, dopo aver verificato la comodità degli schienali , perché uno dei parametri fondamentali di valutazione dei divani è sempre stato il mal di schiena di Vicio, dopo il suo sonnellino di test, abbiamo deciso di comprarli. O forse abbiamo semplicemente rispettato la loro volontà, loro volevano tornare a casa con noi e noi abbiamo obbedito.

sabato 8 febbraio 2014

Arredare dalla base

Prima pensavo che fosse stata una casualità, che magari, poverino, gli scappava.
Poi ho capito che invece lui ha proprio deciso che quello è il suo posto e che tutte le sue espressioni intestinali devono avere questa collocazione geografica.
Sto parlando del cane dei vicini che, evidentemente, ha deciso che il luogo ideale per le sue evacuazioni sia esattamente davanti l'ingresso di casa nostra; la prima volta quindi non era stato un caso, no, era una decisione voluta e più volte riconfermata. Oppure fa come quei gatti che, per dimostrarti quanto siano capaci a svolgere il loro compito di gatto, per farti notare quanto siano d'aiuto in casa o forse per dare un senso al loro stato naturale di gatto, inseguono un topo, lo uccidono (lentamente, dolorosamente ed anche con una certa perfidia) e te lo lasciano davanti alla porta di casa o, se sono gatti domestici, ai piedi del letto.
Anche certi cani, per confermarti il loro efficiente stato di cane, e anche un poco per rispettare quella naturale catena della vita -perché nessuno, come i cani, è più rispettoso del mondo che lo circonda e di tutto il creato, un poco meno dei gatti- inseguono ed uccidono i gatti e te li lasciano lì, davanti alla porta di casa, per dimostrarti quanto siano stati bravi a proteggere la casa, anche quando tu non li guardavi.
I cani sono così, per lasciarti contento farebbero di tutto, correrebbero persino a riprendere la pallina che involontariamente hai lanciato lontanissimo; vanno a riprenderti la pallina anche quando tu, a mo di sfregio, gli fai notare che lo stai facendo intenzionalmente quel tiro.
Il cane di Vicio, per esempio, dopo aver ucciso un gatto (solitamente quello dei vicini che era uscito per una passeggiata e che i vicini continuano ancora a cercare sperando che ritornerà) faceva un piccolo buco in giardino e cercava di nascondere le tracce del cadavere di gatto. Salvo poi trovare una piccola fossa da cui sbucano due zampe di gatto stecchito. Vicio lo adorava per questo, a ragione veduta tra l'altro.
Il cane dei nostri vicini, invece, forse per dimostrare che anche lui sa fare le cose, che anche lui ha le capacità di produrre qualcosa di grande, davanti la porta di casa, come trofeo, ci lascia la cacca.
Forse, piuttosto che lamentarmi ogni mattina per lo slalom che mi tocca fare per uscire di casa, dovrei essere contenta. Magari il cane vuole solo essere elogiato per le sue capacità evacuatorie. 
Nella nostra futura casa, io e Vicio, avremo un cane a testa. Questo, quanto meno, secondo la prima versione dei fatti.
Nella seconda versione dei fatti, invece, avremo 2 lupi (di Vicio) e un pastore inglese (mio, soprannominato già da Vicio "cane con frangetta"). Al mio "Vì, ma ci vogliono un sacco di soldi così! Come faremo a sfamare ogni giorno 2 lupi?" Vicio "tranquilla, si mangeranno a poco a poco il cane con la frangetta"
Povero Luigi, ancora non esiste e già minacciato di morte da due perfidi lupi cattivi. Mi immagino come in quel film anni '50 della Disney in cui la moglie ha una serie infinita di bassotti ed il marito un cagnone tanto buono quanto stupido; e il povero cagnone viene continuamente rimproverato dalla moglie perché lei pensa che sia lui a combinare tutti quei danni in casa che invece categoricamente combinano i perfidi bassotti.
Restando in tema di film Disney anni '50 sui cani, quel cane che si trasformava in uomo e poi ancora in cane semplicemente pronunciando una frase latina incisa in un anello, proprio quello è il mio cane preferito.
E non perché si trasforma in uomo, intendo proprio quella razza di cani con frangetta.
Per adesso, comunque, in cima alla lista delle necessità domestiche da casa futura non ci stanno i cani con frangetta e nemmeno i lupi cannibali ma un letto e, spprattutto, una serie di pomelli.
Fondamentali.

giovedì 30 gennaio 2014

Ora potete portarvi persino il cappotto

Un mio amico oggi mi ha detto: "ma con l'esperienza che ormai hai acquisito, perché non crei un blog, una sorta di Vade Mecum, che parli dei negozi di mobili della nostra città?"

Perché, non lo sto già facendo?
Non avete chiarissimo in mente cosa fare nel caso di matrimonio istantaneo?
Se vi dovesse capitare, improvvisamente, di dovere arredare una casa, non sapreste già cosa fare e dove andare, semplicemente leggendo il mio blog?
Se non è così, se ancora vi mancano dei dettagli alla scelta dei suppellettili per la vostra nuova dimora, se per esempio doveste trovarvi sprovvisti, che ne so, di un appendipanni, e non sapeste dove trovarlo, ecco, io ho il negozio che fa per voi.
Proprio ieri, infatti, abbiamo girovagato in lungo e in largo in tutta la città, impelagandoci tra l'altro in ore infinite di traffico, in cerca di un faretto per la cucina. Questa volta, però, avevo ben chiaro il negozio dove trovarlo, ed avevo persino un'idea vaga di quello che dovevamo comprare. Non avevo idea, invece, del fatto che il negozio che dovevamo visitare chiudesse i battenti 1 ora prima del normale orario di chiusura.
E così, dopo oltre 75 ore di traffico (in realtà circa 3/4 d'ora, ma con l'impazienza di Vicio, che in questi casi comincia a sbuffare e lamentarsi incessantemente come se il traffico ce l'avessi messo io per strada apposta per fargli un torto, valgono almeno per 75) per arrivare al posto stabilito, senza nemmeno l'uso del fidato compagno di viaggi Navigatore, troviamo le porte del negozio chiuse e, davanti a queste, persino una serie di inferriate incatenate tra di loro esattamente disposte per impedirci anche solo di avvicinarci alle vetrine.
Segno evidente che quel negozio non ci voleva.
Segno evidente che ieri dovevamo recarci in uno dei miei negozi preferiti lì in zona, quel negozio dove la commessa anzianotta, che per comodità chiameremo Gisella, passa il tempo a canticchiare canzoncine a caso in tema con la stagione del momento.
Per esempio a Natale, quando ci andai con mia sorella, canticchiava Jingle Bells, ieri intonava una canzone che stava ascoltando alla radio. Musicalmente aggiornata la signora! La chiameremo Fargetta.
Dopo i primi minuti di gironzolamento all'interno del negozio, dove per "gironzolamento" intenderemo attenta ispezione di un angolo di negozio di circa 2 metri quadrati stracolmo di "chincaglierie e ammennicoli" in stile vintage/industriale e contestuale analisi approfondita di tutti gli oggetto presenti valutando scrupolosamente se acquistarli o meno, la signora, detta Gisella, ha cominciato a stilarmi un elenco di tutte le cose presenti all'interno del negozio che a lei piacevano e che voleva portarsi a casa.
Quindi, mentre Vicio continuava ad analizzare un faretto vintage snodabile in ottone, io mi apprestavo a girare per il negozio con Gisella e a commentare con lei gli oggetto che le piacevano e dove intendeva posizionarli in casa. Tutti, dal porta-riviste al porta-chiavi-per-cani (non fate domande), da piatto da portata alla credenza in ferro battuto esposta in vetrina.
Se ve lo state chiedendo: sì, sono entrata dentro la vetrina con Gisella.
Per una serie di fortunati motivi che abbiamo preferito non indagare, la signora Gisella non voleva portarsi a casa gli oggetti che piacevano a noi, lasciandoquindi  a noi la vantaggiosissima possibilità di comprarli, doppi.
Perché noi, nell'indecisione fra quale dei 2 appendipanni comprare e per paura che Gisella ce li togliesse di mano per portarseli a casa, li abbiamo comprati entrambi, metti che domani avremo in casa persone con cappotto.

sabato 25 gennaio 2014

Labbra a forma di divano

Finalmente siamo riusciti a chiudere il cerchio, giovedì scorso.
Finalmente, dopo mesi dalle prime ispezioni, abbiamo completato il giro dei 4 negozi di divani. Con il risultato (ovvio) che erano più belli i divani del primo negozio.
Questa la scena: noi in auto a cercare il primo negozio, Divani & Divani, google web, nome e città, indirizzo trovato, google maps, navigatore, arriviamo a destinazione. Davanti a noi un piccolo negozio di divani con pochi divani e prezzi altissimi. Entriamo. La commessa non aveva nemmeno finito di dire "prego, desiderate qualcosa?" che già Vicio la odiava. Subito. Come quando si dice "amore a prima vista", in questo caso a prima vista eravamo già con un piede fuori dal negozio. La risposta di Vicio:
"intanto vaghiamo un pochino"
La commessa "prego?"
"dico, intanto prima vaghiamo"
La commessa "come scusi?"
"intanto vaghiamo"
io "diamo un'occhiata in giro"
La commessa "aaahhh, ok! Va-Ga-Te! Prego, fate pure, quando avrete finito di vagare potete chiamarmi".
Bene, giriamo, adocchiamo un divano, chiediamo il preventivo, odiamo la commessa e andiamo via.
Passo successivo: il quarto ed ultimo negozio da visitare, con la solita procedura, google web, indirizzo, google maps e via.
Direzione Via Regione Siciliana civico 9.947.894.627 (circa), io "so dov'è, è vicino, mi pare di passarci davanti spesso, quando ritorno a casa, zona Motel Agip".
E così ci dirigiamo, prima in via Regione Siciliana, poi percorriamo il tratto dove pensavo fosse il negozio, che chiaramente non c'era. La signorina del navigatore "procedere per altri 500 metri", superiamo il ponte di via Belgio, ed io "ah, forse ho capito! Il negozio è in questa zona di negozi di piastrelle", la signorina del navigatore "procedere per altri 800 metri", io "ho capito, forse è più avanti... dove ci sono tutti quei negozi di mobili...", procediamo, superiamo le uscite, tutte. La signorina del navigatore "procedere per altri 4,5 chilometri".
Panico. In quale città ci sta portando?
E fu così che scoprimmo il grande showroom di Chateau D'ax fuori città. A dire il vero, trovato il negozio, la signorina del navigatore ci diceva di procedere per altri 500 metri, motivo per il quale Vicio ipotizzò che quello fosse solamente lo showroom e più avanti, 500 metri oltre, ci fosse il negozio vero e proprio.
Perché mai, dico mai, dare torto al navigatore. Mai.
Molto poco sensato, però, fare due negozi giganteschi, lontanissimi dal centro abitato, grandissimi e molto vicini tra loro, la signorina del navigatore ne converrà sicuramente.
Di fatto non lo sapremo mai, ci siamo limitati a visitare solamente quello che chiameremo "showroom" ignorando la voce della signorina del navigatore che ci voleva portare ancora oltre. Forse lei semplicemente non voleva che la abbandonassimo, forse aveva bisogno di altri cinquecento metri di compagnia, forse la signorina del navigatore soffre di solitudine e non vuole essere abbandonata e lasciata da sola, in macchina. In effetti, se ci pensi, ti porta dove vuoi e alla fine tu la lasci lì, lei ti ci ha portato ma le tocca sempre aspettarti in macchina. In ogni caso, arrivati allo "showroom", abbiamo spento il navigatore, mi dispiace.
Per dovere di cronaca voglio precisare che il suddetto showroom li vendeva anche, i prodotti, oltre a mostrarli. Motivo per cui mi sento di escludere la presenza dell'altro negozio 500 metri più avanti... stupida signorina che ci porti fuori strada!
Entrati dentro, in conclusione, non abbiamo fatto che il solito giretto trovando i soliti divani con le solite commesse appiccicose, i soliti modelli tre-posti-cuscino-recrinabile (ma perchè?), i soliti braccioli curvi, e così via fino alla frutta finta nelle ciotole.
Da qui una conclusione: per quando puoi cercare, troverai sempre divani tutti uguali, stessi braccioli, stessa seduta, stessi cuscini, stessi tessuti, stesso primo-cuore, stessa promozione 50più50, stessa Sabrina Ferilli, stessa pelle, stessa ecopelle.
Mi chiedo come abbia fatto quel tizio che si è inventato il divano a forma di labbra.

giovedì 2 gennaio 2014

Ovunque ti giri ti piazzano una Chiesa

Se c'è una cosa difficile nell'organizzare un matrimonio è scegliere la Chiesa, ma se c'è una cosa bella nell'organizzare un matrimonio è scegliere la Chiesa.
Ora, noi siamo esattamente nella fase di scelta della Chiesa, oltre che della "sala", del catering e di tutto il resto.
Il vero problema della scelta della Chiesa è principalmente quello di cercare di conciliare i miei gusti in fatto di celebrazione del matrimonio in una Chiesa, che prevedono me e il mio sposo sul prato, circondati da alberi e sedie bianche coi nastri... e i gusti di Vicio che ci vedono in costume, su una spiaggia, alle Fiji.
Alla luce di questo, decidere fra lo stile arabo-normanno e lo stile barocco non sta risultando una delle scelte più facili della nostra vita.
Le visite si stanno svolgendo più o meno così:
Io e Vicio visitiamo la Chiesa 1
io "ti piace?"
Vicio "si bella, quindi abbiamo deciso questa, no?"
E così ci ritroviamo a chiedere informazioni per la data all'addetto alle visite turistiche, che ci fa parlare col sacrestano che ci fa parlare col parroco, ad ipotizzare date plausibili, a valutare coincidenze con ville ricevimenti, arriviamo a trovare anche una serie di motivazioni per cui ha senso scegliere quella Chiesa, ci immaginiamo dentro la Chiesa con abito bianco, tappeto, genitori, testimoni e tutto il resto della combriccola. Io arrivo persino a pensare a come starà bene il nome della Chiesa scritto sulle partecipazioni e a come descrivere il percorso agli invitati.
E così, mentre parliamo di questo e stabiliamo che almeno la Chiesa è ufficialmente decisa, troviamo la Chiesa 2:
io "ti piace?"
Vicio "si bella, quindi abbiamo deciso questa, no?"
E giù a scegliere date, parlare con sacrestani, genitori, testimoni, tappeti, ecc.
Oggi per esempio abbiamo visitato 4 Chiese e, ogni volta, l'ultima era più bella della precedente.
Per questo motivo ho deciso che adesso stilerò un breve, anzi brevissimo, vade mecum (scegliendo fra i dettagli principali ed assolutamente improrogabili) del perfetto sposino, cosicché se per caso qualcuno di voi avesse in mente di sposarsi, già da domani, saprebbe stabilire quali sono i dettagli a cui dovrà fare attenzione quando dovrà scegliere la Chiesa. Oppure semplicemente l'elenco dei dettagli di tutte quelle cose a cui non aveste mai fatto caso ma che da ora comincerete a verificare per valutare la bontà o meno di una Chiesa quale Chiesa del vostro matrimonio. Oppure tutti quei dettagli ai quali non avevate mai fatto caso e ai quali continuerete a non fare caso perché non siete fuori di testa come me.
In ogni caso, ecco l'elenco:
- la Chiesa che avete in mente ha un ingresso centrale dal quale può accedere la sposa camminando dritta verso l'altare?
- la Chiesa che avete in mente ha uno spazio abbastanza comodo per accogliere sposi e testimoni davanti all'altare senza che i primi debbano necessariamente stare seduti in braccio ai secondi?
- la Chiesa che avete in mente ha uno spazio comodo davanti all'altare non troppo grande da fare sembrare il prete un puntino in lontananza visto dalla postazione degli sposi?
- la Chiesa che avete in mente ha dimensioni proporzionate alla quantità di invitati che avete in mente di invitare senza che le 200 persone partecipanti occupino solamente le prime 2 file lasciando il resto dei banchi occupati da balle di fieno che rotolano in lontananza, ma senza che i genitori debbano tenere in braccio i figli diciottenni per far sedere il nonnino anziano?
- la Chiesa che avete in mente ha abbastanza finestre da essere molto luminosa ma non tanto luminosa da sembrare un ospedale?
- la Chiesa che avete in mente ha la quantità giusta di affreschi e statue tale da risultare bella nelle foto anche quando le riguarderete fra 10 anni?
- la Chiesa che avete in mente ha un esterno comodo nel quale gli sposi si possano soffermare a salutare gli invitati senza essere investiti da macchine/motorini/ciclisti/carrozze e senza che la gente, ferma per il traffico, li maledica a colpi di clacson?
- la Chiesa che avete in mente ha abbastanza gradini fuori da non risultare sottomessa rispetto alla strada?
- la Chiesa che avete in mente ha un numero limitato di gradini fuori, in modo da andare incontro a nonni e parenti anziani, ma anche per evitare che la sposa, all'uscita, faccia il volo del cigno?
- la Chiesa che avete in mente ha un esterno con prato ed alberi in modo da trasmettere serenità e pace dopo la cerimonia?
- la Chiesa che avete in mente ha uno spazio comodo per l'auto degli sposi in modo che all'uscita dalla Chiesa non debbano correre in auto e scappare prima che gli invitati si accorgano della loro assenza?
- la Chiesa che avete in mente all'esterno ha poca distanza fra la porta di ingresso e la zona dove gli amici vi tireranno il riso, in modo che gli sposi vengano colti di sorpresa quando usciranno anche se saranno pronti alla pioggia di cibo & amido da mesi?
- la Chiesa che avete in mente ha sedie/sedili/banchi comodi e spazi accoglienti ed esteticamente belli ed in buone condizioni di usura?
Se avete risposto di Sì ad almeno il 99% delle domande sopra elencate siete prontissimi a fare il grande passo:
chiamarmi al telefono ed indicarmi che Chiesa avete in mente.