sabato 22 dicembre 2012

11 premi Oscar

Non c'è che dire questa volta, scritto bene e curato nelle descrizioni.
Inutilmente lungo forse, ma pur sempre uno dei dieci libri più letti degli ultimi dieci anni, almeno a giudicare da quanto era scritto sulla copertina.
 
Dopo aver letto tutte le sfumature di tutti i possibili colori di una persona con una cravatta, infatti, mi sono decisa (non l'avessi mai fatto) a leggere quel libro sul regalo di Tiffany. Ci ho messo qualcosa come 1 mese per leggerlo: il primo giorno per leggere le prime 20 pagine e rendermi conto che non ce la potevo fare a continuare a deprimermi ancora. I successivi 25 giorni per chiedermi come poteva andare a finire quella storia triste e deprimente, rendendomi conto che solo continuando a leggere l'avrei scoperto, oppure che avrei dovuto aspettare che ci facessero un film, se mai succederà...
Gli ultimi 4 giorni per leggere le successive 480 pagine.
 
480 pagine di: Mi trovavo esattamente nel punto in cui ci eravamo lasciati qualche tempo prima, c'era un accordo fra noi, pensò, e questo è il posto dove l'avrei dovuta aspettare mentre si recava in quel magnifico posto ad un isolato dalla posizione in cui si trovavano in quel momento, la stessa esatta posizione nella quale si trovava adesso ad attenderla, mentre lei si allontanava esattamente ad un isolato di distanza per un tempo che gli sembrava essere cinque minuti, per entrare in quel piccolo bar che avevano di scorcio intravisto mentre si recavano lì, quel bar dall'aria accogliente e pulita, che, come avevano notato entrambi, vicino all'ingresso aveva appesa una piccola insegna colorata, di un verde acceso ma non eccessivo, un verde semplice, tipico delle piccole insegne che si acquistano nei negozietti di attrezzature e Fai Da Te, una piccola insegna verde con la scritta "wc", che adesso, alla luce delle necessità della sua fidanzata, gli era sembrata una visione profetica. Proprio mentre era assorto da questi turbolenti pensieri, sentì una voce familiare che lo riportò alla realtà, destandolo da quel turbinio di pensieri interiori, una voce che riconobbe in quella che aveva udito fino a 5 minuti prima, quando la sua fidanzata si era allontanata per dirigersi alla volta di quel piccolo ed accogliente bar lì vicino. Era proprio la voce di lei, che, evidentemente era proprio tornata da lui, proprio lei che sorridendo gli chiese "tutto ok?", una domanda che lo sorprese e lo preoccupò non poco; si chiese a quel punto se questa sua domanda fosse dovuta al fatto che il suo sguardo appariva in quel momento cupo e pervaso da una strana sensazione, che lo faceva stare in apprensione per la figlia, la sua cara figlioletta di 8 anni, che proprio in quel momento si trovava a circa un metro da lui, su quello stesso marciapiede, intenta, con la sua solita dolcezza e spensieratezza tipica di una bambina della sua età, a rincorrere un piccione che lì vicino stava zompettando sullo stesso marciapiede picchettando briciole da terra; quelle briciole probabilmente cadute dalle mani della sua stessa figliola qualche momento prima, mentre attendevano il ritorno di lei e la bambina, colta da un'improvvisa voglia di golosità, aveva chiesto al suo caro papà se per caso avesse in borsa ancora uno di quei deliziosi biscotti che aveva preparato la sua cara nonna la sera prima e che lui sapientemente aveva portato con sè, nel caso la figlia avesse voglia di fare una veloce merenda. Se lo chiese, e decise che sicuramente la sua domanda era rivolta a questo tipo di preoccupazioni, eppure non riusciva a fare a meno di pensare che, forse, quella domanda nascondeva sotto qualche altra interrogazione che lui stesso, in quel momento, non riusciva a comprendere, ma che, si rese conto, avrebbe continuato a farlo riflettere durante quel giorno, per avere la certezza che ogni dubbio legato a quella domanda fosse fugato e tutta questa storia fosse una sua semplice ed eccessiva apprensione. Decise di rispondere, e, malgrado le sue intenzioni fossero quelle di indagare meglio sul significato della stessa domanda, per capire se ci fossero dietro altre parole non dette e significati che lui stesso in quel momento non riusciva a comprendere, e se quella domanda, seppure così semplice, volesse invece intendere altre richieste inespresse legate  a situazioni lontane da quel contesto, decise che avrebbe fatto meglio a dare una risposta rassicurante che evitasse di turbarla e che evitasse anche di portare la conversazione in un altro livello di botta e risposta fra i due che gli avrebbe dato la possibilità di chiarire, forse solo in quel modo, che effettivamente era tutto ok e che non c'era nulla di cui preoccuparsi, decise quindi di rispondere, e così rispose a lei "sì" sperando che ciò potesse riuscire a tranquillizzarla e farle rendere conto che in quel momento, proprio in quel posto, e con lei accanto e la loro figlia ad un passo da loro, tutto fosse effettivamente ok e nulla preoccupasse la loro normale vita quotidiana.
 
Ora, immaginatevi un film dove, lui è su un marciapiede con la figlia che aspettano, lei ritorna dal bagno e chiede "tutto ok?", lui risponde "sì". Fine primo tempo.
No, non ce lo faranno mai un film.

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