venerdì 28 dicembre 2012

Lo spirito del lavoro

In questi giorni di festa, giorni in cui gli unici pensieri di ognuno di noi sono ingozzarsi di panettone e trovare un nuovo modo per perdere soldi a carte, c'è una cosa alla quale non è il caso assolutamente di pensare.
Una cosa alla quale sono riuscita a non pensare per tutta la settimana, e alla quale non dovrei pensare fino a giorno 13 gennaio 2013.
Mi sembra ancora troppo bello per essere vero!
Sia chiaro, io amo il mio lavoro (e non solo perchè temo che qualcuno possa leggere il mio blog! Mi piace veramente) ma, come ogni lavoro al mondo, se sei in ferie è meglio.
 
Lo spirito del lavoro passato
 
Una volta lavoravo da Randazzo, per la verità era uno stage che doveva avere lo scopo di potere studiare il marketing svolto dal settore "Multimedia" ed analizzarlo per potere poi fare la mia tesi di laurea. Lo scopo è stato sufficientemente raggiunto, ma forse, quello che è il caso di ricordare di più di tutto quel periodo trascorso a fare cartellini e parlare con un tizio logorroico della sua vita da zitello, è il Voucher gratuito gentilmente offertomi dal responsabile marketing (mio capo diretto) che mi ha permesso di comprare 1 paio di occhiali gratis, oltre che avere dei dignitosissimi sconti per la mia famiglia.
Un'altra cosa che ricordo bene di quel periodo è l'odore della pipa del mio relatore, di cui ho già avuto modo di parlare in precedenza.
Un'altra cosa, inoltre, che ricordo distintamente di quel periodo trascorso, è quando una delle dipendenti mi disse un giorno "Elisa, ti devo dire una cosa importante" e io le dissi che poteva dirmela, e lei rispose "quando saremo sole, con calma ti dirò..." e io pensai che volesse parlarmi di un probabile futuro lì in Randazzo dopo lo stage. Pensai che volesse anticiparmi che erano state prese delle decisioni in direzione e c'era la necessità di un nuovo addetto nell'area marketing, che affiancasse il responsabile e cercasse, insieme a lui, di risollevare le sorti di quel settore così messo male.
Già mi vedevo, dipendente ufficiale, con i Voucher gratuiti ogni anno e gli uffici in pieno centro con i negozi aperti durante la pausa pranzo.
E così, dopo qualche oretta, quando ci ritrovammo finalmente da sole, quella dipendente mi disse la cosa importante che doveva dirmi: "Elisa, ti volevo dire... alle prossime elezioni hai qualcuno da votare? No perchè mio cugino si candida...".
Un'altra cosa che ricordo distintamente di quel periodo passato, è una frase che mi disse allora il mio capo, responsabile marketing. Una frase sincera che lui un giorno mi confidò come consiglio dato da un vecchio saggio.
Quest'uomo, a quei tempi, faceva il lavoro che io sognavo di fare e che, dal basso dei miei 26 anni, pensavo che avrei fatto da lì a poco subito dopo la mia laurea. Immaginatevi quindi la scena: io felice e pimpante di fronte a un vero addetto al marketing, ansiosa di rubargli il posto di lavoro e di imparare ogni respiro da quella sua attività. Lui, stanco e leggermente abbuttato. Trentenne con la passione per le immersioni e le foto subacquee.
La sua stanza era piena di gigantografie di fondali marini, un po' triste devo dire.
Un giorno ritornava, molto stanco, da una riunione lunghissima che aveva appena avuto, mentre io gli facevo una sfilza di domande per la mia tesi pimpante e felice; lui seduto alla sua scrivania rimontava il suo computer portatile nella solita postazione, inserendo anche il micro mouse nella piccolissima porta USB del suo piccolissimo computer sbuffando per la stanchezza, con quel suo tono di voce bassissimo che mi faceva  capire ogni volta solamente il 50% di quello che diceva. Ci ho messo un anno per fare la tesi, ma forse, se lui avesse parlato un po' più forte, mi sarebbero bastati 3 mesi. Quel giorno, vedendolo così infastidito nel fare quello che stava facendo, io, che immaginavo la vita da quell'altra parte della scrivania bellissima, piena di importanti riunioni e di decisioni originali sulle vendite e la pubblicità,  gli dissi "come fai ad essere scocciato? fai il lavoro più bello del mondo!".
Lui rispose una cosa che ai tempi non percepii fino in fondo, allegra e pimpante com'ero; con la sua solita voce bassissima lui bisbigliò qualcosa che potrei riassumere in "Elisa, devi sapere che anche se farai un giorno il lavoro più bello del mondo, quello che hai sempre sognato di fare, e per il quale hai lottato, faticato e sudato, sappi che odierai farlo. E non perchè non ti piacerà il tuo lavoro, ma perchè è lavoro, e qualsiasi cosa tu faccia, anche la tua preferita, se la devi fare per imposizione, odierai farla".
Nei miei ricordi non parlava in modo così contorto, comunque.
 
Lo spirito del lavoro presente
 
Sono due giorni che sto in ferie e mi sforzo di non pensare al lavoro. Ieri avevo pensato di chiamare la mia collega per chiederle se in ufficio è tutto ok, ma non voglio farlo. Stamattina mi sono svegliata col pensiero a tutte le cose che ho da fare al rientro da queste ferie e mi sono già stressata in anticipo. Tutto il giorno ho provato a non pensarci, anche poco fa, mi passavano per la testa i contratti e i canoni da verificare, la banca da contattare per i 5 inserimenti, ho provato a fare altro per distrarmi, ho persino cominciato a fare pulizie per casa, e ci stavo riuscendo. Stavo riuscendo a cancellare questi pensieri dalla mia testa, quando mi ha telefonato una collega che mi ha fatto ripensare alle mille cose che dovrei fare al rientro.
Ora quindi mi trovo nella situazione in cui cerco di mangiare schifezze per non pensare al lavoro, ma evito di mangiarle perchè ingrasserei ulteriormente, quindi apro facebook per distrarmi, ma mi annoio e vorrei uscire per sfruttare questi giorni di libertà, però vorrei oziare e rilassarmi, in pigiama, a casa, sul divano, quindi mi ritrovo a pensare al lavoro e per non pensarci cerco di mangiare schifezze, ma evito di mangiarle perchè ingrasserei ulteriormente, quindi apro facebook per distrarmi, ma mi annoio e vorrei uscire per sfruttare questi giorni di libertà, però vorrei oziare e rilassarmi in pigiama a casa, sul divano, quindi mi ritrovo a pensare al lavoro e per non pensarci cerco di mangiare schifezze...
Di relax si può impazzire?

sabato 22 dicembre 2012

11 premi Oscar

Non c'è che dire questa volta, scritto bene e curato nelle descrizioni.
Inutilmente lungo forse, ma pur sempre uno dei dieci libri più letti degli ultimi dieci anni, almeno a giudicare da quanto era scritto sulla copertina.
 
Dopo aver letto tutte le sfumature di tutti i possibili colori di una persona con una cravatta, infatti, mi sono decisa (non l'avessi mai fatto) a leggere quel libro sul regalo di Tiffany. Ci ho messo qualcosa come 1 mese per leggerlo: il primo giorno per leggere le prime 20 pagine e rendermi conto che non ce la potevo fare a continuare a deprimermi ancora. I successivi 25 giorni per chiedermi come poteva andare a finire quella storia triste e deprimente, rendendomi conto che solo continuando a leggere l'avrei scoperto, oppure che avrei dovuto aspettare che ci facessero un film, se mai succederà...
Gli ultimi 4 giorni per leggere le successive 480 pagine.
 
480 pagine di: Mi trovavo esattamente nel punto in cui ci eravamo lasciati qualche tempo prima, c'era un accordo fra noi, pensò, e questo è il posto dove l'avrei dovuta aspettare mentre si recava in quel magnifico posto ad un isolato dalla posizione in cui si trovavano in quel momento, la stessa esatta posizione nella quale si trovava adesso ad attenderla, mentre lei si allontanava esattamente ad un isolato di distanza per un tempo che gli sembrava essere cinque minuti, per entrare in quel piccolo bar che avevano di scorcio intravisto mentre si recavano lì, quel bar dall'aria accogliente e pulita, che, come avevano notato entrambi, vicino all'ingresso aveva appesa una piccola insegna colorata, di un verde acceso ma non eccessivo, un verde semplice, tipico delle piccole insegne che si acquistano nei negozietti di attrezzature e Fai Da Te, una piccola insegna verde con la scritta "wc", che adesso, alla luce delle necessità della sua fidanzata, gli era sembrata una visione profetica. Proprio mentre era assorto da questi turbolenti pensieri, sentì una voce familiare che lo riportò alla realtà, destandolo da quel turbinio di pensieri interiori, una voce che riconobbe in quella che aveva udito fino a 5 minuti prima, quando la sua fidanzata si era allontanata per dirigersi alla volta di quel piccolo ed accogliente bar lì vicino. Era proprio la voce di lei, che, evidentemente era proprio tornata da lui, proprio lei che sorridendo gli chiese "tutto ok?", una domanda che lo sorprese e lo preoccupò non poco; si chiese a quel punto se questa sua domanda fosse dovuta al fatto che il suo sguardo appariva in quel momento cupo e pervaso da una strana sensazione, che lo faceva stare in apprensione per la figlia, la sua cara figlioletta di 8 anni, che proprio in quel momento si trovava a circa un metro da lui, su quello stesso marciapiede, intenta, con la sua solita dolcezza e spensieratezza tipica di una bambina della sua età, a rincorrere un piccione che lì vicino stava zompettando sullo stesso marciapiede picchettando briciole da terra; quelle briciole probabilmente cadute dalle mani della sua stessa figliola qualche momento prima, mentre attendevano il ritorno di lei e la bambina, colta da un'improvvisa voglia di golosità, aveva chiesto al suo caro papà se per caso avesse in borsa ancora uno di quei deliziosi biscotti che aveva preparato la sua cara nonna la sera prima e che lui sapientemente aveva portato con sè, nel caso la figlia avesse voglia di fare una veloce merenda. Se lo chiese, e decise che sicuramente la sua domanda era rivolta a questo tipo di preoccupazioni, eppure non riusciva a fare a meno di pensare che, forse, quella domanda nascondeva sotto qualche altra interrogazione che lui stesso, in quel momento, non riusciva a comprendere, ma che, si rese conto, avrebbe continuato a farlo riflettere durante quel giorno, per avere la certezza che ogni dubbio legato a quella domanda fosse fugato e tutta questa storia fosse una sua semplice ed eccessiva apprensione. Decise di rispondere, e, malgrado le sue intenzioni fossero quelle di indagare meglio sul significato della stessa domanda, per capire se ci fossero dietro altre parole non dette e significati che lui stesso in quel momento non riusciva a comprendere, e se quella domanda, seppure così semplice, volesse invece intendere altre richieste inespresse legate  a situazioni lontane da quel contesto, decise che avrebbe fatto meglio a dare una risposta rassicurante che evitasse di turbarla e che evitasse anche di portare la conversazione in un altro livello di botta e risposta fra i due che gli avrebbe dato la possibilità di chiarire, forse solo in quel modo, che effettivamente era tutto ok e che non c'era nulla di cui preoccuparsi, decise quindi di rispondere, e così rispose a lei "sì" sperando che ciò potesse riuscire a tranquillizzarla e farle rendere conto che in quel momento, proprio in quel posto, e con lei accanto e la loro figlia ad un passo da loro, tutto fosse effettivamente ok e nulla preoccupasse la loro normale vita quotidiana.
 
Ora, immaginatevi un film dove, lui è su un marciapiede con la figlia che aspettano, lei ritorna dal bagno e chiede "tutto ok?", lui risponde "sì". Fine primo tempo.
No, non ce lo faranno mai un film.

lunedì 10 dicembre 2012

Misteriose Scomparse

Mi chiedo, perchè? Perchè tutti gli studiosi, cioè quasi tutti, o meglio una parte: quelli fra loro che si occupano di studiare fenomeni indipendenti dall'operato umano, fenomeni che hanno a che fare con entità diverse da quelle con cui siamo soliti convivere, fenomeni paranormali, o più semplicemente fenomeni anormali. Perchè tutti questi studiosi, dicevo, concentrano i loro studi sulle apparizioni misteriose?
Perchè, invece, non studiano certe sparizioni misteriose?
Sarebbe molto più comodo. Oltre che più frequente. Inoltre ognuno di noi ha sperimentato, e sperimenta continuamente (ne sono sicura! O almeno lo spero, altrimenti la mia vita sarebbe molto molto strana), inspiegabili fenomeni di sparizioni improvvise.
E' un classico: hai una cosa, te lo ricordi, l'avevi in mano. Ti ricordi distintamente di averla prelevata dalla sua posizione di partenza, e ti ricordi di averla tenuta fra le mani, che ne so, mentre traascorrevi un certo istante della tua giornata.
E non parlo di quei casi in cui capita che cerchi gli occhiali da vista e non li trovi, che sei sicura di averli lasciati da qualche parte nelle vicinanze ma proprio non li trovi, e alla fine ti accorgi che li hai sul naso. E non parlo nemmeno di quando, mentre sei al telefono con un amico, distrattamente cerchi il cellulare e non ricordi assolutamente dove l'avevi lasciato un minuto prima, e credi di averlo perso o che sia scomparso, prima di renderti conto di averlo nella tua mano sinistra incastrato fra il palmo e l'orecchio.
No.
Parlo proprio di quelle Sparizioni Misteriose: una cosa che un istante prima c'era e un istante dopo, pluf, scomparsa. Vi sarà sicuramente capitato: avete qualcosa fra le mani, il qualcosa vi cade di mano, lo vedete scivolare, sul braccio, sulla stoffa del pantalone, per terra, primo rimbalzo, secondo rimbalzo, pluf, scomparso.
Una volta stavo giocando in casa con quelle palline rimbalzanti che lanci per terra e rimbalzano sul balcone della vicina del quarto piano. Per intenderci quelle palline in gomma che il professore di Fisica Generale 1, ai corsi di ingegneria, lancia per terra nell'aula per spiegarti il principio dell'urto elastico e anelastico. Quelle palline che compri in edicola insieme ai braccialetti della fortuna, o che, nel mio caso, trovi in giro per il mondo perse da qualche altro bambino dopo un rimbalzo irreversibile. Ero bambina chiaramente.
Giocavo per casa lanciando questa pallina e ripescandola al volo. Me lo ricordo benissimo: sono entrata in bagno lanciando la pallina. La pallina è rimbalzata ed è finita dietro il bidet. L'ho vista. L'ho vista cadere, rimbalzare e rotolare lì dietro. Ovviamente mi sono abbassata per prendere la pallina da dietro il bidet, ma la pallina non c'era più. Era scomparsa! Non l'ho mai più ritrovata.
Dentro di me ho sempre pensato che in realtà la pallina sia ancora lì, nascosta bene, forse sotto le piastrelle o dentro il tubo di scarico. Deve essere lì per forza.
Dentro di me ho sempre pensato anche che un giorno, i nuovi inquilini che abiteranno questa casa smonteranno il bidet e troveranno la mia pallina rimbalzante dentro le tubature dell'acqua calda. Forse corrosa.
Oggi per esempio, proprio poco fa, sono arrivata a casa con il solito calo di zuccheri. Tutti sanno che quando hai un calo di zuccheri e le mani leggermente tremanti, devi mangiare qualcosa.
Proprio per questo ho deciso di mangiare una brioscina (traduco per chi non è siciliano: una piccola brioches, quella che di solito alle feste di compleanno dei figli, si offrono ai bambini, farcite di maionese e prosciutto cotto, o, per intenderci, quelle dove di solito si mette dentro la Nutella).
Solo dopo ho scoperto che il calo di zuccheri non si vince con una brioscina vuota, non ci sono abbastanza zuccheri, evidentemente, nella brioscina vuota. Ed è per questo che ho deciso di aprire il frigo e fagocitare i resti di parte della cena di ieri, consistenti in frittura mista.
Solo dopo ho scoperto però, che nemmeno la frittura vince il calo di zuccheri. Mi sono vista costretta, quindi, a decidere di mangiare un paio di Ringo.
Ora, io sono sicura, lo so, lo so perchè è successo qualche minuto fa. Ho preso 2, numero 2 (due) biscotti dalla confezione. Li ho messi nella mia mano sinistra e con la destra tenevo i due telefoni cellulari mentre mi recavo nella mia stanza. Lo so, so di avere mangiato un, numero 1, biscotto e di avere intanto posato i telefoni sul comodino, con l'idea di togliermi le scarpe prima di telefonare.
Ora, mi chiedo: dove è finito l'altro Ringo?

domenica 9 dicembre 2012

AVVISO IMPORTANTE

Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti, descritti in questo blog, è semplice frutto della vostra immaginazione.
Niente di quello che è descritto in queste pagine è realmente accaduto. Pensate veramente che non sia in grado di fare mezz'ora buona di ginnastica intensa?
E poi, ve l'ho detto, questo blog parla di moda.

lunedì 3 dicembre 2012

Strane telefonate prenatalizie

Collega: Elisa, ti dice niente il nome XX?
Elisa: sì, perchè?
Collega: è al telefono, chiede di te.
Elisa: certo, passamelo (padrefiglioespiritosanto...) - M. Buongiorno sono Elisa.
XX: buongiorno Elisa, la volevo informare che abbiamo inviato il contratto che ci avevate inviato...
Elisa: ah, perfetto. Controllo subito
XX: benissimo. E poi volevo chiederle se avevate già un numero per i partecipanti alla convention
Elisa: sì, ho letto l'invito, mi pare in nave... (cos'era? una presentazione? quanti giorni? Perchè leggo distrattamente?)
XX: esatto, una nave da crociera, facciamo questa crociera per festeggiare dal x al x dicembre...
Elisa: interessante, ho visto che passate da Palermo (non capisco, partecipare a cosa?)
XX: sì, giorno xx, salgono a bordo i siciliani e presentano i loro risultati. Ci piacerebbe avervi a bordo.
Elisa: certo, ne parlerò in ufficio, giorno xx?
XX: sì, e la crociera è da giorno x a giorno x, 6 giorni di convention e relax. Pensavo che sarebbe un'occasione per presentarci, dato che ci conosciamo solo telefonicamente. E quale miglior occasione per farlo se non in 6 giorni di crociera? Da parte nostra è un ottimo regalo considerato il periodo prenatalizio.
Elisa: mi farebbe molto piacere... ne parlerò in ufficio...
XX: chiaramente l'invito è esteso anche al suo fidanzanto. Ci risentiamo così mi informa su quanti sarete. Buongiorno.
Elisa: buongiorno (...)