venerdì 28 dicembre 2012

Lo spirito del lavoro

In questi giorni di festa, giorni in cui gli unici pensieri di ognuno di noi sono ingozzarsi di panettone e trovare un nuovo modo per perdere soldi a carte, c'è una cosa alla quale non è il caso assolutamente di pensare.
Una cosa alla quale sono riuscita a non pensare per tutta la settimana, e alla quale non dovrei pensare fino a giorno 13 gennaio 2013.
Mi sembra ancora troppo bello per essere vero!
Sia chiaro, io amo il mio lavoro (e non solo perchè temo che qualcuno possa leggere il mio blog! Mi piace veramente) ma, come ogni lavoro al mondo, se sei in ferie è meglio.
 
Lo spirito del lavoro passato
 
Una volta lavoravo da Randazzo, per la verità era uno stage che doveva avere lo scopo di potere studiare il marketing svolto dal settore "Multimedia" ed analizzarlo per potere poi fare la mia tesi di laurea. Lo scopo è stato sufficientemente raggiunto, ma forse, quello che è il caso di ricordare di più di tutto quel periodo trascorso a fare cartellini e parlare con un tizio logorroico della sua vita da zitello, è il Voucher gratuito gentilmente offertomi dal responsabile marketing (mio capo diretto) che mi ha permesso di comprare 1 paio di occhiali gratis, oltre che avere dei dignitosissimi sconti per la mia famiglia.
Un'altra cosa che ricordo bene di quel periodo è l'odore della pipa del mio relatore, di cui ho già avuto modo di parlare in precedenza.
Un'altra cosa, inoltre, che ricordo distintamente di quel periodo trascorso, è quando una delle dipendenti mi disse un giorno "Elisa, ti devo dire una cosa importante" e io le dissi che poteva dirmela, e lei rispose "quando saremo sole, con calma ti dirò..." e io pensai che volesse parlarmi di un probabile futuro lì in Randazzo dopo lo stage. Pensai che volesse anticiparmi che erano state prese delle decisioni in direzione e c'era la necessità di un nuovo addetto nell'area marketing, che affiancasse il responsabile e cercasse, insieme a lui, di risollevare le sorti di quel settore così messo male.
Già mi vedevo, dipendente ufficiale, con i Voucher gratuiti ogni anno e gli uffici in pieno centro con i negozi aperti durante la pausa pranzo.
E così, dopo qualche oretta, quando ci ritrovammo finalmente da sole, quella dipendente mi disse la cosa importante che doveva dirmi: "Elisa, ti volevo dire... alle prossime elezioni hai qualcuno da votare? No perchè mio cugino si candida...".
Un'altra cosa che ricordo distintamente di quel periodo passato, è una frase che mi disse allora il mio capo, responsabile marketing. Una frase sincera che lui un giorno mi confidò come consiglio dato da un vecchio saggio.
Quest'uomo, a quei tempi, faceva il lavoro che io sognavo di fare e che, dal basso dei miei 26 anni, pensavo che avrei fatto da lì a poco subito dopo la mia laurea. Immaginatevi quindi la scena: io felice e pimpante di fronte a un vero addetto al marketing, ansiosa di rubargli il posto di lavoro e di imparare ogni respiro da quella sua attività. Lui, stanco e leggermente abbuttato. Trentenne con la passione per le immersioni e le foto subacquee.
La sua stanza era piena di gigantografie di fondali marini, un po' triste devo dire.
Un giorno ritornava, molto stanco, da una riunione lunghissima che aveva appena avuto, mentre io gli facevo una sfilza di domande per la mia tesi pimpante e felice; lui seduto alla sua scrivania rimontava il suo computer portatile nella solita postazione, inserendo anche il micro mouse nella piccolissima porta USB del suo piccolissimo computer sbuffando per la stanchezza, con quel suo tono di voce bassissimo che mi faceva  capire ogni volta solamente il 50% di quello che diceva. Ci ho messo un anno per fare la tesi, ma forse, se lui avesse parlato un po' più forte, mi sarebbero bastati 3 mesi. Quel giorno, vedendolo così infastidito nel fare quello che stava facendo, io, che immaginavo la vita da quell'altra parte della scrivania bellissima, piena di importanti riunioni e di decisioni originali sulle vendite e la pubblicità,  gli dissi "come fai ad essere scocciato? fai il lavoro più bello del mondo!".
Lui rispose una cosa che ai tempi non percepii fino in fondo, allegra e pimpante com'ero; con la sua solita voce bassissima lui bisbigliò qualcosa che potrei riassumere in "Elisa, devi sapere che anche se farai un giorno il lavoro più bello del mondo, quello che hai sempre sognato di fare, e per il quale hai lottato, faticato e sudato, sappi che odierai farlo. E non perchè non ti piacerà il tuo lavoro, ma perchè è lavoro, e qualsiasi cosa tu faccia, anche la tua preferita, se la devi fare per imposizione, odierai farla".
Nei miei ricordi non parlava in modo così contorto, comunque.
 
Lo spirito del lavoro presente
 
Sono due giorni che sto in ferie e mi sforzo di non pensare al lavoro. Ieri avevo pensato di chiamare la mia collega per chiederle se in ufficio è tutto ok, ma non voglio farlo. Stamattina mi sono svegliata col pensiero a tutte le cose che ho da fare al rientro da queste ferie e mi sono già stressata in anticipo. Tutto il giorno ho provato a non pensarci, anche poco fa, mi passavano per la testa i contratti e i canoni da verificare, la banca da contattare per i 5 inserimenti, ho provato a fare altro per distrarmi, ho persino cominciato a fare pulizie per casa, e ci stavo riuscendo. Stavo riuscendo a cancellare questi pensieri dalla mia testa, quando mi ha telefonato una collega che mi ha fatto ripensare alle mille cose che dovrei fare al rientro.
Ora quindi mi trovo nella situazione in cui cerco di mangiare schifezze per non pensare al lavoro, ma evito di mangiarle perchè ingrasserei ulteriormente, quindi apro facebook per distrarmi, ma mi annoio e vorrei uscire per sfruttare questi giorni di libertà, però vorrei oziare e rilassarmi, in pigiama, a casa, sul divano, quindi mi ritrovo a pensare al lavoro e per non pensarci cerco di mangiare schifezze, ma evito di mangiarle perchè ingrasserei ulteriormente, quindi apro facebook per distrarmi, ma mi annoio e vorrei uscire per sfruttare questi giorni di libertà, però vorrei oziare e rilassarmi in pigiama a casa, sul divano, quindi mi ritrovo a pensare al lavoro e per non pensarci cerco di mangiare schifezze...
Di relax si può impazzire?

sabato 22 dicembre 2012

11 premi Oscar

Non c'è che dire questa volta, scritto bene e curato nelle descrizioni.
Inutilmente lungo forse, ma pur sempre uno dei dieci libri più letti degli ultimi dieci anni, almeno a giudicare da quanto era scritto sulla copertina.
 
Dopo aver letto tutte le sfumature di tutti i possibili colori di una persona con una cravatta, infatti, mi sono decisa (non l'avessi mai fatto) a leggere quel libro sul regalo di Tiffany. Ci ho messo qualcosa come 1 mese per leggerlo: il primo giorno per leggere le prime 20 pagine e rendermi conto che non ce la potevo fare a continuare a deprimermi ancora. I successivi 25 giorni per chiedermi come poteva andare a finire quella storia triste e deprimente, rendendomi conto che solo continuando a leggere l'avrei scoperto, oppure che avrei dovuto aspettare che ci facessero un film, se mai succederà...
Gli ultimi 4 giorni per leggere le successive 480 pagine.
 
480 pagine di: Mi trovavo esattamente nel punto in cui ci eravamo lasciati qualche tempo prima, c'era un accordo fra noi, pensò, e questo è il posto dove l'avrei dovuta aspettare mentre si recava in quel magnifico posto ad un isolato dalla posizione in cui si trovavano in quel momento, la stessa esatta posizione nella quale si trovava adesso ad attenderla, mentre lei si allontanava esattamente ad un isolato di distanza per un tempo che gli sembrava essere cinque minuti, per entrare in quel piccolo bar che avevano di scorcio intravisto mentre si recavano lì, quel bar dall'aria accogliente e pulita, che, come avevano notato entrambi, vicino all'ingresso aveva appesa una piccola insegna colorata, di un verde acceso ma non eccessivo, un verde semplice, tipico delle piccole insegne che si acquistano nei negozietti di attrezzature e Fai Da Te, una piccola insegna verde con la scritta "wc", che adesso, alla luce delle necessità della sua fidanzata, gli era sembrata una visione profetica. Proprio mentre era assorto da questi turbolenti pensieri, sentì una voce familiare che lo riportò alla realtà, destandolo da quel turbinio di pensieri interiori, una voce che riconobbe in quella che aveva udito fino a 5 minuti prima, quando la sua fidanzata si era allontanata per dirigersi alla volta di quel piccolo ed accogliente bar lì vicino. Era proprio la voce di lei, che, evidentemente era proprio tornata da lui, proprio lei che sorridendo gli chiese "tutto ok?", una domanda che lo sorprese e lo preoccupò non poco; si chiese a quel punto se questa sua domanda fosse dovuta al fatto che il suo sguardo appariva in quel momento cupo e pervaso da una strana sensazione, che lo faceva stare in apprensione per la figlia, la sua cara figlioletta di 8 anni, che proprio in quel momento si trovava a circa un metro da lui, su quello stesso marciapiede, intenta, con la sua solita dolcezza e spensieratezza tipica di una bambina della sua età, a rincorrere un piccione che lì vicino stava zompettando sullo stesso marciapiede picchettando briciole da terra; quelle briciole probabilmente cadute dalle mani della sua stessa figliola qualche momento prima, mentre attendevano il ritorno di lei e la bambina, colta da un'improvvisa voglia di golosità, aveva chiesto al suo caro papà se per caso avesse in borsa ancora uno di quei deliziosi biscotti che aveva preparato la sua cara nonna la sera prima e che lui sapientemente aveva portato con sè, nel caso la figlia avesse voglia di fare una veloce merenda. Se lo chiese, e decise che sicuramente la sua domanda era rivolta a questo tipo di preoccupazioni, eppure non riusciva a fare a meno di pensare che, forse, quella domanda nascondeva sotto qualche altra interrogazione che lui stesso, in quel momento, non riusciva a comprendere, ma che, si rese conto, avrebbe continuato a farlo riflettere durante quel giorno, per avere la certezza che ogni dubbio legato a quella domanda fosse fugato e tutta questa storia fosse una sua semplice ed eccessiva apprensione. Decise di rispondere, e, malgrado le sue intenzioni fossero quelle di indagare meglio sul significato della stessa domanda, per capire se ci fossero dietro altre parole non dette e significati che lui stesso in quel momento non riusciva a comprendere, e se quella domanda, seppure così semplice, volesse invece intendere altre richieste inespresse legate  a situazioni lontane da quel contesto, decise che avrebbe fatto meglio a dare una risposta rassicurante che evitasse di turbarla e che evitasse anche di portare la conversazione in un altro livello di botta e risposta fra i due che gli avrebbe dato la possibilità di chiarire, forse solo in quel modo, che effettivamente era tutto ok e che non c'era nulla di cui preoccuparsi, decise quindi di rispondere, e così rispose a lei "sì" sperando che ciò potesse riuscire a tranquillizzarla e farle rendere conto che in quel momento, proprio in quel posto, e con lei accanto e la loro figlia ad un passo da loro, tutto fosse effettivamente ok e nulla preoccupasse la loro normale vita quotidiana.
 
Ora, immaginatevi un film dove, lui è su un marciapiede con la figlia che aspettano, lei ritorna dal bagno e chiede "tutto ok?", lui risponde "sì". Fine primo tempo.
No, non ce lo faranno mai un film.

lunedì 10 dicembre 2012

Misteriose Scomparse

Mi chiedo, perchè? Perchè tutti gli studiosi, cioè quasi tutti, o meglio una parte: quelli fra loro che si occupano di studiare fenomeni indipendenti dall'operato umano, fenomeni che hanno a che fare con entità diverse da quelle con cui siamo soliti convivere, fenomeni paranormali, o più semplicemente fenomeni anormali. Perchè tutti questi studiosi, dicevo, concentrano i loro studi sulle apparizioni misteriose?
Perchè, invece, non studiano certe sparizioni misteriose?
Sarebbe molto più comodo. Oltre che più frequente. Inoltre ognuno di noi ha sperimentato, e sperimenta continuamente (ne sono sicura! O almeno lo spero, altrimenti la mia vita sarebbe molto molto strana), inspiegabili fenomeni di sparizioni improvvise.
E' un classico: hai una cosa, te lo ricordi, l'avevi in mano. Ti ricordi distintamente di averla prelevata dalla sua posizione di partenza, e ti ricordi di averla tenuta fra le mani, che ne so, mentre traascorrevi un certo istante della tua giornata.
E non parlo di quei casi in cui capita che cerchi gli occhiali da vista e non li trovi, che sei sicura di averli lasciati da qualche parte nelle vicinanze ma proprio non li trovi, e alla fine ti accorgi che li hai sul naso. E non parlo nemmeno di quando, mentre sei al telefono con un amico, distrattamente cerchi il cellulare e non ricordi assolutamente dove l'avevi lasciato un minuto prima, e credi di averlo perso o che sia scomparso, prima di renderti conto di averlo nella tua mano sinistra incastrato fra il palmo e l'orecchio.
No.
Parlo proprio di quelle Sparizioni Misteriose: una cosa che un istante prima c'era e un istante dopo, pluf, scomparsa. Vi sarà sicuramente capitato: avete qualcosa fra le mani, il qualcosa vi cade di mano, lo vedete scivolare, sul braccio, sulla stoffa del pantalone, per terra, primo rimbalzo, secondo rimbalzo, pluf, scomparso.
Una volta stavo giocando in casa con quelle palline rimbalzanti che lanci per terra e rimbalzano sul balcone della vicina del quarto piano. Per intenderci quelle palline in gomma che il professore di Fisica Generale 1, ai corsi di ingegneria, lancia per terra nell'aula per spiegarti il principio dell'urto elastico e anelastico. Quelle palline che compri in edicola insieme ai braccialetti della fortuna, o che, nel mio caso, trovi in giro per il mondo perse da qualche altro bambino dopo un rimbalzo irreversibile. Ero bambina chiaramente.
Giocavo per casa lanciando questa pallina e ripescandola al volo. Me lo ricordo benissimo: sono entrata in bagno lanciando la pallina. La pallina è rimbalzata ed è finita dietro il bidet. L'ho vista. L'ho vista cadere, rimbalzare e rotolare lì dietro. Ovviamente mi sono abbassata per prendere la pallina da dietro il bidet, ma la pallina non c'era più. Era scomparsa! Non l'ho mai più ritrovata.
Dentro di me ho sempre pensato che in realtà la pallina sia ancora lì, nascosta bene, forse sotto le piastrelle o dentro il tubo di scarico. Deve essere lì per forza.
Dentro di me ho sempre pensato anche che un giorno, i nuovi inquilini che abiteranno questa casa smonteranno il bidet e troveranno la mia pallina rimbalzante dentro le tubature dell'acqua calda. Forse corrosa.
Oggi per esempio, proprio poco fa, sono arrivata a casa con il solito calo di zuccheri. Tutti sanno che quando hai un calo di zuccheri e le mani leggermente tremanti, devi mangiare qualcosa.
Proprio per questo ho deciso di mangiare una brioscina (traduco per chi non è siciliano: una piccola brioches, quella che di solito alle feste di compleanno dei figli, si offrono ai bambini, farcite di maionese e prosciutto cotto, o, per intenderci, quelle dove di solito si mette dentro la Nutella).
Solo dopo ho scoperto che il calo di zuccheri non si vince con una brioscina vuota, non ci sono abbastanza zuccheri, evidentemente, nella brioscina vuota. Ed è per questo che ho deciso di aprire il frigo e fagocitare i resti di parte della cena di ieri, consistenti in frittura mista.
Solo dopo ho scoperto però, che nemmeno la frittura vince il calo di zuccheri. Mi sono vista costretta, quindi, a decidere di mangiare un paio di Ringo.
Ora, io sono sicura, lo so, lo so perchè è successo qualche minuto fa. Ho preso 2, numero 2 (due) biscotti dalla confezione. Li ho messi nella mia mano sinistra e con la destra tenevo i due telefoni cellulari mentre mi recavo nella mia stanza. Lo so, so di avere mangiato un, numero 1, biscotto e di avere intanto posato i telefoni sul comodino, con l'idea di togliermi le scarpe prima di telefonare.
Ora, mi chiedo: dove è finito l'altro Ringo?

domenica 9 dicembre 2012

AVVISO IMPORTANTE

Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti, descritti in questo blog, è semplice frutto della vostra immaginazione.
Niente di quello che è descritto in queste pagine è realmente accaduto. Pensate veramente che non sia in grado di fare mezz'ora buona di ginnastica intensa?
E poi, ve l'ho detto, questo blog parla di moda.

lunedì 3 dicembre 2012

Strane telefonate prenatalizie

Collega: Elisa, ti dice niente il nome XX?
Elisa: sì, perchè?
Collega: è al telefono, chiede di te.
Elisa: certo, passamelo (padrefiglioespiritosanto...) - M. Buongiorno sono Elisa.
XX: buongiorno Elisa, la volevo informare che abbiamo inviato il contratto che ci avevate inviato...
Elisa: ah, perfetto. Controllo subito
XX: benissimo. E poi volevo chiederle se avevate già un numero per i partecipanti alla convention
Elisa: sì, ho letto l'invito, mi pare in nave... (cos'era? una presentazione? quanti giorni? Perchè leggo distrattamente?)
XX: esatto, una nave da crociera, facciamo questa crociera per festeggiare dal x al x dicembre...
Elisa: interessante, ho visto che passate da Palermo (non capisco, partecipare a cosa?)
XX: sì, giorno xx, salgono a bordo i siciliani e presentano i loro risultati. Ci piacerebbe avervi a bordo.
Elisa: certo, ne parlerò in ufficio, giorno xx?
XX: sì, e la crociera è da giorno x a giorno x, 6 giorni di convention e relax. Pensavo che sarebbe un'occasione per presentarci, dato che ci conosciamo solo telefonicamente. E quale miglior occasione per farlo se non in 6 giorni di crociera? Da parte nostra è un ottimo regalo considerato il periodo prenatalizio.
Elisa: mi farebbe molto piacere... ne parlerò in ufficio...
XX: chiaramente l'invito è esteso anche al suo fidanzanto. Ci risentiamo così mi informa su quanti sarete. Buongiorno.
Elisa: buongiorno (...)

domenica 25 novembre 2012

In certe cose sono brava come pochi

Ci sono persone portate per certe cose e altre persone portate per altre cose.
 
Io, per esempio, so di non essere portata per l'attività fisica. Ci ho provato, ho seguito corsi in diverse palestre, ho pagato iscrizioni e comprato le attrezzature, ma poi c'è sempre qualcosa che mi frena: i miei muscoli non hanno la capacità di resistere a certi sforzi.
Una volta mi sono iscritta ad un corso di spinnig. Per snellire fianchi e gambe è l'ideale. Abbiamo comprato il pacchetto di 8 lezioni, ma, complice il fatto che la palestra fosse troppo lontana dal mio ufficio (e da quello di Vicio), abbiamo seguito 6 lezioni su 8. Comunque un buon risultato.
Era una di quelle palestre anonime, pareti bianche e attrezzi disposti a caso. La sala per lo spinning era uno spazio ricavato fra due corridoi, con le pareti in cartongesso. Quando facevamo la lezione la luce restava accesa così tutti potevamo guardarci intorno, io potevo vedere le fatiche di Vicio per pedalare alla perfezione sempre più velocemente dell'istruttrice e l'amica di Maria Grazia che inspiegabilmente non sudava e i cui capelli, legati a coda di cavallo, fluttuavano perfettamente sulla schiena non sudata. Io morente. Affaticata come poche volte in vita mia. Pedalando a rilento come quando di notte sogni che devi fuggire da qualcosa ma hai le gambe pesanti e fai enormi sforzi per muoverti di 20 centimetri.
 
Recentemente, con una collega, abbiamo deciso di seguire dei corsi di acqua gym.
Il bello dell'acqua gym è che non ti accorgi di faticare. Probabilmente stai sudando, ma non lo sai perchè sei immersa in acqua fino alle ascelle.
Anche questa palestra era anonima. La ragazza alla reception era un travestito con le rughe e i capelli ricci da donna di colore, resi lisci da un'improbabile allisciatura chimica. Crespi come solo le spugnette che si utilizzano per lucidare le griglie dei forni in ghisa possono essere.
Questa donna, subito battezzata Femminuccia,  ci ha presentato il corso di acqua gym come la soluzione ai nostri problemi; l'unico corso capace di snellire fianchi e gambe.
Ci iscriviamo, primo pacchetto da 8 lezioni acquistato.
Seguiamo felicemente quasi tutte le lezioni, ma subito ci accorgiamo che qualcosa non torna. I miei fianchi non si sono nemmeno accorti degli sforzi. Compriamo altre 8 lezioni, a luglio.
Penso: sono un genio, faccio una full immersion di acqua gym nei giorni di caldo torrido di luglio, dimagrisco, e per le ferie estive, ad agosto, sarò magra e tonica.
Raggiungiamo lo standard più basso mai raggiunto, seguendo 1 lezione su 8.
I miei fianchi hanno ignorato l'accaduto, accrescendosi ulteriormente per ripicca.
 
Decidiamo con la collega che non è per la palestra, non è per la smielatezza scipita di Femminuccia, non è per la nostra lagnusia... è che arrivare, mettersi il costume, bagnarsi i capelli, doversi lavare e rivestire, uscire coi capelli bagnati la sera, non fa per noi. D'altra parte il costume olimpionico, appena comprato e usato solamente 7 volte, può essere riciclato a mare nei giorni più freschi, o utilizzato per un saggio di danza a Carnevale.
Decidiamo, quindi, di optare per qualcosa di più pratico ed efficace.
 
Facciamo la lezione di prova di zumba fitness. Una palestra alla moda, tre ragazze bellissime alla reception. Roberta, quella delle tre che ci accoglie, con capelli perfetti e un bracciale meraviglioso nuovo di zecca.
Lo so perchè gliel'ho chiesto: gliel'aveva regalato il fidanzato il giorno prima. Ci iscriviamo e seguiamo la lezione. La palestra bellissima, con pavimenti alla moda, spogliatoi curati con nicchie a forma di panche ricoperte da mosaici blu, ha una sala fitness triste ed eccessivamente piena di pilastri. Fra i pilastri, appesi, come in tutte le palestre, una serie di specchi.
Mi posiziono dietro l'istruttrice e iniziamo la lezione. Il corso è una specie di danza latino-americana faticosa, mista a salsa e danza del ventre.
Io negata come in poche circostanze in vita mia. Guardavo l'istruttrice (che pure aveva un po' di pancetta) riflessa sul mio stesso specchio, muoversi in maniera aggraziata e sensuale. Poi guardavo me, riflessa, un sacco di patate con delle gambe di legno.
L'unico pensiero che avevo in testa era cercare di non pensare al fatto che la porta aperta della sala fitness, che dava sulla sala attrezzi, fosse piena di persone che guardavano verso la nostra direzione con uno strano sorrisino in faccia.
Poteva essere per lo sforzo fisico, oppure perchè vedevano noi muoverci sgraziatamente a ritmo di salsa.
Finita la lezione, io sudata come un maiale nel deserto del Shara, torniamo da Roberta per informarci sui costi e sulla possibilità di trasformare il Pacchetto Zumba in Pacchetto Massaggi Anti-cellulite.
So di non essere portata per l'attività fisica, così come so di essere portata per le brutte figure.

L'altro giorno ho fatto una figuraccia con un ex collega, inviandogli per sbaglio un'e-mail che doveva arrivare ad un'altra persona contenente un messaggio che, letto con gli occhi dell'effettivo destinatario, suonava come una pesante offesa.
Figuraccia che comunque non ha superato quella fatta con la mamma di un allora amico e attuale fidanzato.
Spero e prego continuamente che l'allora mamma, attuale "suocera", abbia rimosso l'evento l'istante successivo a quando è accaduto.
Correva l'anno 2008 e l'allora amico, adesso fidanzato, si laureava in Economia. Il caso vuole che l'allora amico adesso fidanzato fosse mio compagno di classe. E caso vuole che alla sua festa di laurea ci fossero altri compagni di classe e amici di quei tempi.
Ad un certo punto della serata mi ritrovo sfortunatamente a passare dal salotto dove un mio caro amico (che mi consente sempre di esercitare uno dei miei hobby preferiti, e cioè prenderlo in giro) chiaccherava amabilmente con la signora mamma adesso "suocera".
L'argomento della conversazione, all'istante del mio passaggio, era: "che bravi! E lei? in cosa è laureta?", il mio amico "Elisa è laureta in ingegneria". Io sentendomi convocare mi avvicino sorridendo e seguo la conversazione, non ricordando assolutamente che lavoro facesse ai tempi la signora mamma adesso "suocera".
La signora mamma: "che bravi, tutte professioni importanti! Chi ingegnere, chi avvocato...". Io, simpatica come sempre, intervengo con una battuta geniale che serviva a prendere in giro il mio amico "solo Raffi ha una laurea inutile in matematica!".
Al che Raffi  risponde "Elisa! Ma che dici? Anche la signora è laureata in matematica! Non te lo ricordi che insegnava nella nostra stessa scuola?".
In queste cose sono bravissima.

sabato 6 ottobre 2012

Del mio viaggio tedesco

C'è la nonna a cui vuoi bene e che quando la vai a trovare lei ti ringrazia e ti offre biscotti e merendine per coccolarti, c'è la nonna a cui vuoi bene e che quando entri a casa sua, ti dirigi dritto verso il frigorifero per scovare resti del pranzo e piatti già pronti per la sera. Certe volte attingi direttamente dalle pentole ancora sul fuoco. C'è la nonna che segue Affari Tuoi e parla con la televisione suggerendo al concorrente quale pacco aprire. C'è la nonna che guarda Quel-Programma-Dei-Pacchi e commenta le scelte del concorrente come sempre sbagliate, a prescindere che siano buone o meno, perchè ha poco chiare le regole del gioco. C'è la nonna atletica, che viaggia e utilizza la cyclette. E c'è la nonna che cammina lentamente e con le gambe un poco curve. C'è la nonna che c'è e quella che non dimenticherai mai.

Fine premessa.
Oggi vi parlerò di come ho capito finalmente il senso dei luoghi comuni sui tedeschi. Ho un amico, sempre quello, che ha vissuto diverso tempo in Germania. Questo amico, negli anni, ci ha raccontato, criticato, dato esempio, abituato, al modo di vivere e pensare dei tedeschi.
E non mi riferisco ai tedeschi nazisti che si considerano superiori e hanno il ciuffo biondo con la riga di lato. Cioè, anche a quelli: quando siamo passati da quel mercato artigianale, dove ognuno vendeva la roba coltivata o prodotta da sè, ho tirato un sospiro di sollievo quando accanto ai saponi esposti, ho visto la teca con dentro l'alveare delle api!
Sono stata a Francoforte.
Ed oltre ad aver mangiato costantemente salsiccie buonissime e wurster deliziosi, ho potuto ammirare il modus vivendi dei cugini d'oltralpe.
Attenzione, non sto parlando dei francesi, loro, si sa: ti stanno riempendo di parolacce o ti stanno rubando ventisei euro, lo dicono con quella loro lingua elengante e chic e tu rispondi solamente "mercì".
Il tassista francese, per esempio, ci ha fatto pagare 26 euro invece di 12 e noi l'abbiamo ringraziato.
I tedeschi invece, sono gentili, sorridono, stanno nel loro quadrato in ordine e in religioso silenzio, ma quando si offrono ti portarti da bere nella loro lingua incomprensibile e inferocita, tu pensi subito "questo qui è armato".
Alla fermata del tram c'erano dei ragazzini che scherzavano fra di loro, come a volte fa mio cuginetto coi suoi compagni di classe, e io ho pensato subito che stessero litigando. Fossero stati a Palermo, con quei toni, avrebbero già uscito i coltellini!
Non lo so spiegare.
Per spostarci da Parigi a Francoforte abbiamo preso un pullman. Il viaggio l'abbiamo subito ribattezzato La-Versione-Pullman-Dell'Aereo-Più-Pazzo-Del-Mondo, si capiva subito. Da quando volevamo sistemare i bagagli e l'autista, tedesco, urlò qualcosa a mia sorella del tipo "non parlo inglese e nemmeno francese, solo tedesco". Con tono del tipo "arrangiatevi!".
Parlava in quel tedesco che non si capisce, ma che sai benissimo cosa intende dire. Questo signore, che per brevità chiameremo Hitler, ha dato subito prova della sua tedeschità, ritirando i nostri biglietti e dandoci in cambio delle card che avevano il seguente scopo: se non avevi la card, non potevi salire sul pullman. Se arrivavi in ritardo e non avevi fatto in tempo a scambiare il biglietto con la card, non potevi salire sul pullman. Se non capivi il tedesco e quindi non avevi scambiato il tuo biglietto con la card, non potevi salire sul pullman.
Dopo aver distribuito le card ai più svegli e presenti, Hitler ci urlò qualcosa tipo "manca mezz'ora all'imbarco, andatevene da qualche altra parte! Sciò! Via!".
Trascorsi i 20 minuti, l'amico Hitler ci fece salire sul pullman lasciando giù la gente che a lui non piaceva. Una signora di colore, arrivata in ritardo, incinta, con 2 valigie più grandi di me, un figlio, senza scarpe e con un fiatone che manco dopo 3 ore di spinning, resta giù.
Hitler non la voleva. I suoi bagagli sì ma lei no. Lei agitandosi perse persino la parrucca. Lui impassibile chiamò la sicurezza. Lei insistente e arrabbiata battè i pugni sul pullman. Lui impassibile chiuse la porta. Lei scioccata rincorreva il pullman e urlava.
Noi sconvolti.
Ci incamminiamo.
L'amica di colore della signora di colore con parrucca, alla fine, riesce a salire. Non so perchè lei sì e l'amica no. Entrambe avevano la parrucca, ed entrambe erano di colore. Inoltre entrambe avevano un figlio. La Salita però aveva le scarpe. Forse non si può salire su un pullman tedesco senza scarpe.
L'amica Salita comincia a lamentarsi con Hitler e prende posto davanti. Hitler la rimprovara e le dice di sedersi dietro. Davanti non voleva nessuno. I posti davanti erano "riservati".
Partiamo, e col pullman quasi pieno ci allontaniamo da Parigi.
Verso sera il pullman faceva fermate anche negli alberghi Disney, raccattando anche lì gente che doveva andare a Francoforte. La gente che saliva doveva andare dietro. I posti davanti sempre riservati. Tutti dietro.
Il pullman pieno.
All'ultima fermata sale un ragazzo. Hitler: "vai dietro!". Il ragazzo va dietro, ma non c'è posto. Hitler intanto si incammina di nuovo. Il ragazzo torna davanti e dice ad Hitler che non c'è posto. Hitler risponde: "ho detto dietro!". Il ragazzo torna dietro e non trovando posto, ne' volendo disobbedire ad Hitler, si siede per terra, nei gradini che danno sul bagno puzzolente del pullman.
Passano delle ore e il ragazzo resta sui gradini, in un viaggio che doveva durare un'intera notte. Diciamo al ragazzo: "ma scusa, giovane, torna da Hitler e digli che non c'è posto! Non puoi restare per terra!". Il ragazzo, dopo varie titubanze, torna avanti e dice ad Hitler che non c'è posto. Hitler "impossibile. C'è un pullman di 50 posti e tu mi dici che non c'è posto!". Il ragazzo "ma non c'è posto!", Hitler ferma il pullman.
In autostrada.
Hitler ferma il pullman e va in fondo a verificare. Conta i posti, conta i presenti, e appura che 50 meno 50 fa zero e quindi non c'è posto. Toglie il cartellino "riservato" e fa sedere il ragazzo davanti.
Il viaggio continua, chi riposa, chi chiacchera.
Durante la notte, la donna di colore con parrucca comincia ad urlare, qualcuno quindi la schiaffeggia (?). Forse era sonnambula. Mia sorella, inspigabilmente, ipotizza la presenza di un topo che ha fatto spaventare la signora di colore con parrucca.
Malgrado i dolori alle gambe per la posizione anti-topo-presunto e il sonno interrotto, arriviamo a Francoforte sani e salvi.
Alla fine i tedeschi non uccidono! E' solo la lingua che inganna...

venerdì 7 settembre 2012

Questo blog parla di moda, ve lo dico!

Vi stupirete ma ci sono persone che leggono questo blog. Insomma, non siete soli, sappiatelo. Ogni volta che qualcuno mi dice che legge il mio blog sento la responsabilità di scrivere cose intelligenti, sia per cercare di contribuire e rendere piacevole la sua lettura, sia per non fare brutta figura.
Un mio amico ha inserito il mio blog fra i "preferiti" nella sezione News del suo browser, per leggere gli aggiornamenti. In effetti è lusinghero, ma è la stessa persona che compra regolarmente Wired (che infatti mi ha corretto "non lo compra, è abbonato!") quindi forse non conta perchè essendo internauta incallito magari legge tutto (ciò che è più corto di 10 righe, lo conosco bene).
Un mio collega invece l'ha letto e mi ha fatto i complimenti dicendo che condivide il mio pensiero. Anche questo lettore però è internauta essendo a capo della Programmazione.
Mi chiedo se mai un giorno qualcuno appassionato di moda leggerà il mio blog.

giovedì 6 settembre 2012

Tutto è relativo

Ho un problema.
Lo confesso: non riesco a smettere di comprare scarpe. Complice anche mia madre, devo dirla tutta, che al mio dubbio su quale comprare delle due paia di scarpe provate, e se non comprarne nessuna, insisteva "prendile tutte e due!".
In effetti, se consideriamo che ne ho comprato solamente uno delle due paia, si può dire che il problema non sussista.
Se le avessi comprate tutte e due, comunque, la mia preoccupazione non era tanto il fatto che quelle che non ho comprato erano di fatto un pochino scomode, e nemmeno il fatto che il modello era praticamente identico. Il mio pensiero era cosa avrebbe detto mia sorella vedendomi tornare a casa con l'ennesimo paio di scarpe!
C'è da dire che il vero problema fra me e le mie scarpe, è che non ho materialmente più spazio in casa. Ho riempito una scarpiera, un armadio e alcune le tengo abilmente nascoste sotto il letto fingendo che siano quelle usate la sera prima e ancora non rimesse al posto. Ho colonizzato anche la scarpiera di mia sorella, la quale mi vieta di comprarne ancora proprio perchè non vuole cedermi altro spazio. Nella mia di scarpiera tengo la media di 5 paia a ripiano, il signor Ikea sarebbe orgoglioso di me se lo sapesse, questa scarpiera era stata pensata per al più 3 paia a ripiano.
E io con media intendo che ci sono ripiani che ne hanno anche più di 5.
Il fatto è che quando fiuti l'affare, come fai a lasciarlo lì?
Ieri riflettevo su questa interessante questione: cosa puoi comprare spendendo in 10 minuti 3.600 euro?
- una borsa Hermes?
- un mac molto prestante?
- un cappotto Prada?
- un quadro di artisti emergenti?
- un kit di 140 mq di tegole?
Noi ieri abbiamo comprato le tegole. Visto l'acquisto veloce e il fatto di essere usciti dal negozio senza niente in mano (che è un poco come quella brutta sensazione di comprare on-line o lasciare un acconto in un negozio e ritirare dopo il vestito: hai fatto shopping, hai speso soldi, ma non hai la magica busta fra le mani), sembrava che la cifra spesa fosse improponibile. Anche perchè pagonata all'altro tipo di tegole più economiche.
Però, in effetti, c'è gente che con tremilaeseicento euro ci compra solamente una borsa Hermes, almeno noi ci copriremo un'intera casa.

lunedì 3 settembre 2012

Mai fidarsi delle apparenze, nemmeno del cibo.

E quando tutto ti si rivolta contro. Quando rientri al lavoro stanca per il periodo di ferie che non augureresti nemmeno al tuo peggior nemico. Quando la sveglia alle 7:00 del mattino ti concede un traumatico risveglio e il sonno cerca disperatamente di avere la meglio. Quando arrivi al lavoro e vieni travolta da un'infinità di attività tutte improssivamente importanti. Quando alla riunione del lunedì mattina post ferie il tuo capo di inonda di complimenti del tipo "sono molto deluso" "pensi di essere efficiente" e "la prossima volta vedrai". Quando salti la pausa pranzo per cercare di concludere quante più cose. Quando il tuo capo ti richiama bruscamente per un non-nulla. Quando ti ritrovi riflessa nello specchio del bagno con gli occhi rossi e la collega che ti consola per le stesse sorti subite. Quando il tuo fidanzato commenta tutto questo con "vabbene a dopo". Ci sono alcune cose che ti possono tirare su, che riepilogo nell'ordine:

1. comprare l'ultimo numero di Glamour con l'inserto Accessori 2013 contenente almeno 400 nuovi prodotti elencati per colore.
2. entrare in una pasticceria e ordinare una qualsiasi cosa al cioccolato.
3. ricaricare il telefono ormai scarico da 2 mesi per riavere l'opportunità ed il piacere di potere telefonare a qualcuno ed immergersi in inutili e rilassanti conversazioni.
4. aprire il frigo e fagocitare cibi a caso.

Ed io, non volendo rinunciare a nessuno di questi piaceri, li ho onorati tutti nello stesso ordine in cui ve li scrivo.
Mi vedo costretta, quindi, a fare le mie considerazioni sulla giornata:
- Sì, va bene, Marieclaire è una bella rivista e proprio ieri avevo letto un articolo molto divertente sui figli che restano a casa coi genitori. E' molto professionale e molto curata, però... Vuoi mettere tutte quelle scrittine coi colori sgargianti? Vuoi mettere l'allegato con gli accessori? La sezione Personal Shopper coi prodotti low cost? Insomma, Glamour darà pillole di informazioni, sarà prodotto in-versione-ridotta-per-andare-incontro-alle-mie-capacità-mentali, ma, come direbbe Gigi Proietti, a me me piace!
- Io non mi spiego come, nel 2012, ci possano essere bar che non hanno niente con Nutella! Nessun cornetto (croissant), nessun dolcino, nessuna sfoglina. Niente. Sono entrata in un bar che per metà è bar-pasticceria e per metà panificio. Il paradiso del junk-food. Ho chiesto "questa sfoglina è con Nutella?". No. "E questi biscotti?". No. "Avete qualcosa con Nutella?". Risposta: "no, con Nutella no". "Con cioccolato?". "Questi". "Ma sono gocce di cioccolato?!?". "Sì".
Ora, dico io, è mai possibile che l'unica cosa che si trova dentro un bar sono dei biscotti con gocce di cioccolato? Cosa mangia la gente di solito quando è depressa? Ricotta?
- Sto cominciando ad avere serie difficoltà ad andare dietro ai continui cambiamenti di piani tariffari della Wind. Adesso "i minuti" costano 5,50 euro al mese, lo so. Ma l'autoricarica? Quanto fa 1 Noi-Wind + 1 autoricarica? Cosa sono i minuti "Veri"? Perchè Fiorello sposa Baldini?
- Ricordo i bei tempi in cui il salame faceva quel tipico odore che solo un salame può fare. Ci sono cose che si riconoscono a naso. Solitamente per capire se una cosa mi piacerà, prima la odoro. Infatti non mi spiego come faccia certa gente a mangiare alcuni formaggi francesi.
Qualche mese fa ho assaggiato il gorgonzola nella pizza. Ero convinta non mi piacesse, ma dato che per sbaglio era finito fra gli ingredienti, mi sono detta "vabbè, proviamolo, non si sa mai, i gusti cambiano". Mangiavo la pizza e più mangiavo più avevo la senzazione che quella pizza fosse andata a male, che fosse ammuffita. Non capivo perchè avesse lo strano sapore di suola di scarpe.
Adesso è ufficiale: il gorgonzola è disgustoso.
Come quando ho provato ad assaggiare il sushi. Ho preso un tovagliolino, ho agguantato quel pezzetto ovale arancione, sentendomi furba. Mi sono detta "male che vada è pur sempre salmone, saprà di salmone! Al massimo di pollo". L'operazione è stata: passaggio da tovagliolino a bocca - successivo passaggio da bocca a tovagliolino - appallottolamento del tovagliolino - ricerca di un nascondiglio per tovagliolino sotto un piatto. Lì si è conclusa la mia avventura col pesce crudo.

sabato 25 agosto 2012

Io che (non) so scrivere

Compro regolarmente Glamour dal 2003. Lo ammetto.
Ho persino tutte le copie conservate e impilate sulla mia scrivania. Un mio vecchio professore d'italiano diceva sempre che la cultura di una persona si riconosce dai libri che tiene nella sua libreria, per questo (a 16 anni!) ci voleva convincere che dovevamo cominciare a leggere e crearci una piccola biblioteca in casa, in modo che la gente si facesse un'idea della nostra cultura. Dovevamo in pratica collezionare i vari Orgoglio E Pregiudizio e Il Fu Mattia Pascal.
Ogni volta che guardo la mia libreria con la collana completa di "I Love Shopping" e l'editoria degli ultimi 10 anni di Glamour, penso a cosa penserebbe di me il professor Tringali.
Ad ogni modo: il mese scorso, la copia di Glamour è uscita senza il supplemento con le sfilate autunno-inverno 2012/13, il che avrebbe lasciato un vuoto informativo nella mia cultura di moda dell'inverno prossimo... Sono sicura che anche il mio professore la penserebbe così.
Ed è per questo motivo che, l'altro giorno, nella solita trepidante attesa dell'uscita del prossimo numero (quello col supplemento sugli Accessori, sono sicura che mi capite tutti!), ho deciso di compare Marieclaire.
Ora, questa rivista secondo me è di buona qualità ed è un buon sostituto del Glamour.
Certo, come farei senza le mie solite citazioni "ho letto su Glamour che..."? e tutti solitamente a ridere.
C'è un mio amico che compra regolarmente Wired e si mantiene aggiornato sulle novità tecnologiche e le mode nerd. Di solito quando ci racconta una novità, io la conosco perchè era scritta anche su Glamour. Ho una vastissima cultura in pillole, q.b. per potere fare conversazione.
Tant'è (usare questo termine fa molto scrittrice, quindi essendo ai miei primi post, devo fare scena). Sfogliando Marieclaire ho fatto un'importante scoperta: a quanto pare ora va di moda scrivere alcune sillabe fra parente(si). Fa molto doppiosenso/battuta/scrittura-d'avanguardia.
E quindi (ad)esso potrei anche mandare un c(urriculum) v(itae) a Marieclaire per essere ass(unta)!
Non che voglia cambiare lavoro, ma mi sento molto portata.

lunedì 13 agosto 2012

Questo blog è di passaggio

Altro problema non indifferente per il mio blog è l'assenza della Unica Televisione Istituzionale e la nascita (almeno per me nuova) di una serie di canali televisivi, che se da un lato hanno l'obiettivo di ampliare l'offerta, dall'altro di fatto riducono la visione a quei soli 3 sparuti programmi di cucina o arredo. Io per esempio ne vedo solamente 3, che nell'ordine sono:
  • Cucine da incubo, piuttosto finto ma fondamentalmente ben fatto. Mi fa credere che esista un mondo perfetto, da qualche parte, in cui chi non è bravo va a casa. E mi fa credere che esista anche quest'uomo cattivo che è l'unica persona al mondo a saper cucinare bene! Chiaramente il mio sogno adesso è diventato (da cercare il central perk e starci seduta dentro) cenare in uno dei suoi ristoranti mangiando un piatto cucinato dalle sue sante e abili manine.
  • Abito da sposa cercasi, non è che sia io a volerlo vedere sto programma, è lui che vuole essere visto da me! E non è perché mi fa pensare al matrimonio, che mi piace, ma perché mi incuriosisce vedere cosa certa gente reputa "meraviglioso". Per esempio ho scoperto con sommo stupore che molte ragazze amano le scollature con le punte all'insù, cosa che non credevo umanamente possibile. Inoltre, fateci caso, è l'unico negozio in cui, su 170 abiti, propongono sempre lo stesso: quello con la scollatura a cuore circondata da grosse pietre argentate, presenti anche lungo la cintura.
  • Ultimo ma... sì, ultimo: Ma come ti vesti, potrei fare un blog che parli solamente di questo programma (magari lo faccio veramente!). Non mi piace. Non mi piace il fatto che sia tutto così palesemente finto. Non mi piace il fatto che i presentatori consiglino sempre malissimo gli ospiti. Non mi piace il fatto che Carla vesta sempre così bene e sia sempre così perfetta mentre le ragazze che consiglia le fa sembrare sempre pronte per fare la nonna degli Addams per Halloween. Non mi piacciono gli abbinamenti che propongono. Non mi piace il fatto che pare che bastino 3 consigli veloci per trasformare una che non ha gusto (di solito ce l'ha, perchè nelle foto che mostrano, sono sempre vestite in modo carino. Si vestono male per l'occasione) in una donna super fashion. Anche perché assolutamente dopo il loro intervento è tutto fuorché super-fashion. Insomma, non mi piace.
 "Altro problema", intendo, oltre a quello già individuato, che farà probabilmente chiudere questo blog per poterlo trasferire su altri lidi.
Chiaramente, infatti, la pubblicazione di post dal cellulare non ha funzionato come speravo, ne' tanto meno la pubblicazione di foto appena scattate.
Vedremo...

Uno, due prova

Ok, l'idea é questa: scrivere sul blog direttamente dal cellulare, vediamo se funziona...

Il ritorno

Eccomi! Ricreato il Blog, si ricomincia!